Bed and breakfast, fuorilegge uno su due: la Finanza stana i "furbetti"

Operazione della Guardia di Finanza
PADOVA - Controlli incrociati tra le recensioni dei clienti lasciate sui siti web specializzati nelle prenotazioni dei soggiorni-vacanza e l’ufficio tributi del Comune....

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PADOVA - Controlli incrociati tra le recensioni dei clienti lasciate sui siti web specializzati nelle prenotazioni dei soggiorni-vacanza e l’ufficio tributi del Comune. Così la Guardia di finanza scopre i “furbetti” del B&B: la metà dei controllati dalle fiamme gialle in città (16 su 30), nell’ultimo anno e mezzo, è risultata fuori regola, con 300mila euro di imponibili sottratti al fisco. Per svelare il sistema sommerso delle locazioni turistiche, il comando provinciale della Finanza, guidato dal colonnello Fabio Dametto, ha anche stretto un accordo con Palazzo Moroni, una collaborazione con polizia locale e con l’ufficio tributi: le fiamme gialle recuperano così le imposte evase, mentre i vigili la tassa di soggiorno non pagata. E gli albergatori in regola ringraziano, visto che in questo modo si stanga chi fa concorrenza sleale. 

 
LA SITUAZIONE
Quella del sistema sommerso delle locazioni, è la faccia oscura di quello che ormai viene chiamato “turismo 2.0”, la nuova frontiera che consente di mettere in rete su internet tutte le offerte di tutto il mondo, paragonandone prezzi, posizione, pulizia. C’è chi mette in affitto una camera, chi l’intero appartamento, addirittura chi propone scambi: io ti do casa mia e tu mi dai casa tua. 
C’è Giampaolo che propone la camera lasciata libera dal coinquilino dell’università, Eleonora che invece ha deciso di mettere a frutto il monolocale ereditato dall’anziana zia, Anita che propone un intero piano di una villetta con portico e giardinetto privato. Insomma, sui siti specializzati, specialmente Airbnb, c’è di tutto e di più. I prezzi sono vari: c’è il monolocale in zona Duomo che viene 28 euro a notte nel fine settimana, più 20 euro di spese di pulizia, oppure c’è la stanzetta arredata in modo romantico, affacciata sulle riviere oppure sulla Specola, che costa un po’ di più, anche 50 euro a notte, per due. L’offerta è ampia, ma la domanda ancor di più. I pagamenti avvengono via Internet. 
L’INDAGINE
“Nel cuore della vecchia Padova”, “Attico magnificamente decorato”, “Camera centro storico di Padova in calle veneziana” o addirittura “comodo divanoletto”. Parte da annunci come questi, pubblicati su siti specializzati nell’affitto di camere e appartamenti, l’indagine della guardia di finanza che svela l’esistenza di un sistema sommerso di locazioni.
I numeri dell’operazione, 16 irregolarità su 30 controlli, da inizio 2018 a oggi, riguardano i padovani “furbetti” che però potrebbero avere immobili anche in altre province, ma confermano che di situazioni fuori norma ce ne sono, nonostante quello di Padova sia un turismo “mordi e fuggi”, diversamente, ad esempio, da Venezia, dove in passato operazioni simili delle fiamme gialle hanno svelato numeri importanti. 
IL SISTEMA
A Padova i visitatori si fermano poco, giusto il tempo di vedere il Santo o la cappella degli Scrovegni. Spesso vengono anche solo in giornata da località vicine, come le Terme, oppure altre città, tipo Verona e Venezia, in tour che toccano tutti i punti d’interesse del Veneto. L’offerta di alloggi, però, non manca: ci sono decine e decine di proposte più o meno economiche. 

Airbnb e altri siti di questo genere tracciano ogni transazione rilasciando regolari ricevute. Ogni inserzionista, però, deve poi riportare i guadagni nella propria dichiarazione dei redditi. E qui sta il problema: i finanzieri hanno scoperto che i gestori di alcune stanze o appartamenti ad uso turistico erano dei fantasmi sia per il Fisco sia per il Comune. In ogni caso, in generale, dai controlli, è emersa una variegata casistica di sistemi di evasione, tutti accomunati dalla mancata regolarizzazione dell’attività e dal mancato pagamento delle imposte: sono 300mila euro di imponibile quelli sottratti al fisco come imposte sui redditi. Alla faccia degli albergatori in regola che si trovano a dover fare i conti con chi, invece, fa loro concorrenza in maniera sleale. 
Marina Lucchin  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino