PADOVA - Le aule universitarie dell’Agripolis, i laboratori dell’Istituto Zooprofilattico, il centro di ricerca di fisica nucleare. Tre luoghi in cui i verbi...
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COME FUNZIONA
Le navette ideate dalla Sem hanno la forma di “ovetto” e sono alimentate a batterie, sfruttando anche i pannelli fotovoltaici posti sul loro piccolo tetto. Si appoggiano su quattro ruote in gomma e si agganciano con un pattino speciale al circuito in alluminio. «Lungo quel percorso - spiega Motti - sarebbe impossibile sia il ribaltamento che il deragliamento».
È stato ipotizzato un circuito chiuso di quattro chilometri che tocca diversi luoghi di Legnaro: Istituto di Fisica Nucleare, Agripolis, Corte Benedettina, chiesa, campo sportivo e municipio. Le postazioni di carico-scarico passeggeri sarebbero a circa 700 metri di distanza l’una dall’altra e per chiamare la navetta basterebbe una app. È prevista una postazione di ricarica all’interno del cortile della palestra o del campo sportivo. Il circuito in alluminio sarebbe composto da una “cerniera-lampo” che si aprirebbe per 10 millimetri nel momento del passaggio della navetta.
I mezzi sono stati pensati per viaggiare in un’unica direzione, ad una velocità di massimo 15 chilometri orari, con guida assistita, vincolata e priva di conducente. «Non farebbero rumore e sarebbero ecologici - sottolinea con orgoglio l’inventore - visto che non produrrebbero alcuna emissione gassosa».
LO SCOPO
L’obiettivo di Motti, Ceo e cofondatore assieme ad altri due soci, è sperimentare il nuovo mezzo di trasporto a Legnaro per poi affacciarsi su mercati più grandi. «Gli ovetti - osserva - potrebbero essere utili per muoversi all’interno di aeroporti, stazioni, ospedali, centri storici, parchi naturali, poli industriali, mostre o campeggi. Starebbero benissimo all’interno del nuovo ospedale di Padova. Potrebbero essere installate sia per l’uso gratuito sia eventualmente per gli spostamenti a pagamento».
I PROSSIMI PASSI
Una volta redatto lo studio di fattibilità, il passo successivo sarà la costruzione di un prototipo. «Abbiamo già avuto contatti con un’azienda della Saccisica, una veronese e una emiliana che ci aiuterebbero» spiega Motti. Sono previsti nuovi incontri con l’amministrazione, dopo quello del 18 luglio che aveva portato il sindaco ad annunciare la volontà di «dare sostegno a tutte le iniziative innovative di trasporto ecologico». Ma se arrivassero gli investitori e il progetto prendesse quota, quanto tempo ci vorrebbe per completarlo? «Considerando anche i tempi per le omologazioni e le autorizzazioni direi due o tre anni» risponde Motti. Lui ci crede davvero: «La nostra non sarà una giostra. Sarà un vero mezzo di trasporto».
Gabriele Pipia
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Il Gazzettino