TREVISO - Dio ti ama. Non bestemmiarlo. Boutade o professione di fede? Se però un cartello di questo tenore appare in una delle più antiche osterie venete, il...
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LE REAZIONIL'intento era umoristico. Resta il fatto che molti clienti abbiamo apprezzato la nuova quadreria. A cominciare da Enrico Renosto. «Bellissima iniziativa! Non dobbiamo vergognarci della nostra fede. Tanto meno in osteria». La domenica in chiesa a dire le preci, gli altri sei giorni in taverna a scherzare coi santi insomma. E dunque? Secoli di rosari sgranati tra una briscola pomeridiana e un quartino di rosso, espressioni bucoliche e colorite durante il bicchiere della staffa andranno irrimediabilmente in pensione? Stefano Zanocco, patron di Arman e dell'osteria San Tomaso, ha le idee chiare. «Osteria non fa rima con bestemmia. Però mi viene sempre in mente quello che dicono le penne nere: la bestemmia dell'alpino non si alza mai da terra. Significa che ci troviamo davanti ad un intercalare piuttosto che ad un'offesa rivolta a Dio. Il più delle volte, un Dio in cui confidiamo. Almeno io la vedo un po' così. So che non è giusto e so che a qualcuno può dar fastidio». Anche da Arman compare, se pur non in evidenza, un cartello. «Io, personalmente, sono contrario alle bestemmie. Diciamo che però, soprattutto, coi volti noti dell'osteria e se la cosa resta a livelli tollerabili, lascio correre. Non nego, però, che mi sia capitato qualche volta di intervenire e di calmare gli animi, specialmente quando ho gli anziani che stanno giocando a carte. Si accalorano, iniziano ad urlare, e a volte gli avventori si sono scocciati». Gli anziani non reagiscono. «Fanno come i bambini, abbassano lo sguardo e si calmano... fino alla bestemmia successiva». Zanocco concorda comunque con l'idea di affiggere un cartello. «Ne ho uno che invita a limitare il turpiloquio. Ma è messo in un angolo e si vede poco» sorride.
COME UN INTERCALARESe i muri dell'Osteria Muscoli's potessero parlare avrebbero una Treccani da raccontare. «Io non posso prendermela con chi bestemmia. A volte capita lasciarsene scappare una - ammette sincero Fabio Tambarotto -: è un'abitudine fastidiosa, ma credo che nel Veneto e in osteria al posto di usare le mani, la bestemmia rappresenti un'alternativa. Scherzo ovviamente! Ma è un intercalare. Credo addirittura ci sia un che di culturale». Tambarotto tiene però a distinguere tra la saracca che scappa e l'idea di bestemmiare per infastidire. «La bestemmia esibita è da censurare, il ragazzo che bestemmia per sentirsi adulto di solito da Muscoli's viene redarguito. Però a mia volta sono stato redarguito dagli avventori, non mi nascondo». Sull'utilità dei cartelli però, il patron di Muscoli's ha delle perplessità. «Direi che il cartello non ci aiuta se ci sono dei limiti di civilità. I cartelli non possono sostituire il senso del limite».
Elena Filini Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino