TREVISO - «Non saremo mai come loro, ma almeno ci stiamo provando». Così risponde Tosca, 27 anni, agli attacchi di nostalgia canaglia di clienti vecchi e nuovi....
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IL RINNOVAMENTO Gli occhi della città addosso e la voglia di prendere il testimone. Lo staff è rinnovato. «Non è stato semplice trovare le persone con la giusta motivazione. Abbiamo fatto molte prove ma oggi abbiamo un gruppo notevole. Con proporzioni ribaltate rispetto al passato: le quote rosa sono in maggioranza». Inalterato il lessico Gigia: «Io sono arrivata a marzo per l'affiancamento, ma abbiamo studiato in profondità il vocabolario di Sandro e Ovidio». Pezzo col morto? Acciuga. Nebbia? Acqua. Cedro. Mozza. E gli aperitivi foravia quando si bigiava a scuola. Il dottoressa, alle signore, le scoasse coa spuma. «Ho lavorato da Canova, ma da marzo mi sono dedicata anima e cuore a questo progetto. Ora mi sento pronta ad affrontare la sfida. E le inevitabili critiche. Faremo tutto noi, dal pane alle pizzette agli impasti. I prezzi sono rimasti tali e saprò rispondere anche alle ordinazioni più criptiche»promette. Ovvio che un po' di batticuore c'è. «Sì, mi hanno messo una pressione addosso incredibile. È bello che una città tenga così tanto alle proprie tradizioni, ma non bisogna esagerare». Neppure una novità? «Al momento no. Ma spero esista un concetto tollerabile di evoluzione: perché anche la tradizione ha bisogno di essere rinnovata». Gli ultimi mesi del 2018 hanno scandito il countdown della vecchia gestione, de profundis incluso. Quest'osteria è da sempre un'icona, ma la notizia che Alessandro Valiera, 68 anni, e l'inseparabile socio Ovidio Gobbo, 70 avessero deciso di passare la mano, ha scatenato le più romantiche nostalgie.
I RICORDI «Purtroppo non possiamo imporre a nessuno di mantenere il locale così - ammette Alessandro - ma l'auspicio è sicuramente quello. Io e Ovidio abbiamo deciso di pensare più alle nostre vite. Qui dentro ci passiamo tante ore, sei giorni su sette. E ora di riposarci un po'». Ma questa piccolissima osteria di vicolo Barberia ha anche avuto clienti illustri, come Paolo Villaggio, ricorda ancora Alessandro: «Stava lavorando a Venezia e lo hanno portato qui, per fargli assaggiare qualche specialità trevigiana. Mi ricordo che si sedette su quella panchetta (accanto alla vetrina, proprio di fronte al bancone). C'era gente e dopo di lui entrò un nostro cliente abituale, un signore anziano che si sedeva sempre nel posto occupato da Villaggio. Gli chiesi se poteva fargli posto e Villaggio, con grande gentilezza si spostò». Uno dei mille capitoli di una specialità declinata in 37 lunghi anni. La Treviso che fu ne è affezionata come lo si è alla propria gioventù, come agli anni che irrimediabilmente passano. Poi la ridda di voci, il nome del successore. Fino al 31 luglio, quando un post-it avvertiva i clienti che la Gigia era chiusa per problemi di in pianto. Insomma un addio tra lacrime e ironia, con il groppo nel cuore. Un mese di duro lavoro. E oggi dietro il bancone, il sorriso di Tosca: «Trevigiani, sosteneteci e incoraggiateci».
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Il Gazzettino