Riapre la storica Osteria "Gigia": ora la gestione è delle ragazze

Martedì 3 Settembre 2019 di Elena Filini
Riapre la storica Osteria "Gigia": ora la gestione è delle ragazze
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TREVISO - «Non saremo mai come loro, ma almeno ci stiamo provando». Così risponde Tosca, 27 anni, agli attacchi di nostalgia canaglia di clienti vecchi e nuovi. Loro sono i due Dioscuri della Gigia, numi tutelari di nostra signora mozza o del cedro elisir. «Noi abbiamo avuto il fegato di rilevare, pur avendo quest'ingombrante eredità. Ma non posso impagliare Sandro e Ovidio sul bancone» sorride sorniona. Ieri era il primo giorno della Gigia 2.0. Serranda alzata alle 10 e tutti a curiosare sul nuovo corso. Chi attendeva la rivoluzione è rimasto deluso: l'interno del locale è esattamente quello storico, la proposta gastronomica immutata, l'atmosfera di sempre. «I conti alla loro maniera non siamo ancora capaci di farli. Mica semplice! Ma impariamo in fretta». Occhio azzurro, idee chiare, a neppure trent'anni Tosca ha scelto di mettersi in proprio: «Dopo sei anni come dipendente in un'osteria del centro ho sentito l'esigenza di cambiare marcia. Ora do lavoro a sei persone e mi ritrovo in mano un'osteria famosa. Con tutti i pro e i contro. Ma io non mollo». Tosca è stata accortissima nel non profanare nulla del sancta sanctorum della Gigia: dalle frasi alla disposizione dei cibi, agli oggetti: «Siamo consapevoli di essere entrati in un santuario che ha fatto la storia della città. Ce lo ripetono tutti, ogni giorno. Fanno continui paragoni: ovvio che non saremo come loro, ma abbiamo appena iniziato». 
IL RINNOVAMENTO Gli occhi della città addosso e la voglia di prendere il testimone. Lo staff è rinnovato. «Non è stato semplice trovare le persone con la giusta motivazione. Abbiamo fatto molte prove ma oggi abbiamo un gruppo notevole. Con proporzioni ribaltate rispetto al passato: le quote rosa sono in maggioranza». Inalterato il lessico Gigia: «Io sono arrivata a marzo per l'affiancamento, ma abbiamo studiato in profondità il vocabolario di Sandro e Ovidio». Pezzo col morto? Acciuga. Nebbia? Acqua. Cedro. Mozza. E gli aperitivi foravia quando si bigiava a scuola. Il dottoressa, alle signore, le scoasse coa spuma. «Ho lavorato da Canova, ma da marzo mi sono dedicata anima e cuore a questo progetto. Ora mi sento pronta ad affrontare la sfida. E le inevitabili critiche. Faremo tutto noi, dal pane alle pizzette agli impasti. I prezzi sono rimasti tali e saprò rispondere anche alle ordinazioni più criptiche»promette. Ovvio che un po' di batticuore c'è. «Sì, mi hanno messo una pressione addosso incredibile. È bello che una città tenga così tanto alle proprie tradizioni, ma non bisogna esagerare». Neppure una novità? «Al momento no. Ma spero esista un concetto tollerabile di evoluzione: perché anche la tradizione ha bisogno di essere rinnovata». Gli ultimi mesi del 2018 hanno scandito il countdown della vecchia gestione, de profundis incluso. Quest'osteria è da sempre un'icona, ma la notizia che Alessandro Valiera, 68 anni, e l'inseparabile socio Ovidio Gobbo, 70 avessero deciso di passare la mano, ha scatenato le più romantiche nostalgie. 
I RICORDI «Purtroppo non possiamo imporre a nessuno di mantenere il locale così - ammette Alessandro - ma l'auspicio è sicuramente quello. Io e Ovidio abbiamo deciso di pensare più alle nostre vite. Qui dentro ci passiamo tante ore, sei giorni su sette. E ora di riposarci un po'». Ma questa piccolissima osteria di vicolo Barberia ha anche avuto clienti illustri, come Paolo Villaggio, ricorda ancora Alessandro: «Stava lavorando a Venezia e lo hanno portato qui, per fargli assaggiare qualche specialità trevigiana. Mi ricordo che si sedette su quella panchetta (accanto alla vetrina, proprio di fronte al bancone). C'era gente e dopo di lui entrò un nostro cliente abituale, un signore anziano che si sedeva sempre nel posto occupato da Villaggio. Gli chiesi se poteva fargli posto e Villaggio, con grande gentilezza si spostò». Uno dei mille capitoli di una specialità declinata in 37 lunghi anni. La Treviso che fu ne è affezionata come lo si è alla propria gioventù, come agli anni che irrimediabilmente passano. Poi la ridda di voci, il nome del successore. Fino al 31 luglio, quando un post-it avvertiva i clienti che la Gigia era chiusa per problemi di in pianto. Insomma un addio tra lacrime e ironia, con il groppo nel cuore. Un mese di duro lavoro. E oggi dietro il bancone, il sorriso di Tosca: «Trevigiani, sosteneteci e incoraggiateci». 
 
Ultimo aggiornamento: 5 Settembre, 12:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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