Molto più che un'osteria, Mira dice addio ai "Kankari"

L'osteria ai Kankari
MIRA - Se non siete mai stati all'osteria dei Kankari dovete immaginare prima di tutto il contesto. Via Fossa Donne a Mira è un istmo di asfalto che unisce la...

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MIRA - Se non siete mai stati all'osteria dei Kankari dovete immaginare prima di tutto il contesto. Via Fossa Donne a Mira è un istmo di asfalto che unisce la tangenziale alla ferrovia della linea Venezia-Padova, una strada interna e residenziale dove si trovano solo campi e villette. Eppure proprio in questo lembo di nulla, tra nebbie invernali e calura estiva, è nato uno dei punti di ritrovo più significativi di tutto l'entroterra veneziano. Per trent'anni l'osteria dai Kankari è stata il riferimento di generazioni. Quello che in origine era il covo storico della sinistra della Riviera del Brenta si è progressivamente trasformato in una tappa obbligata per gli artisti di passaggio. Marco Paolini e Ascanio Celestini sono solo alcuni dei clienti speciali che qui hanno lasciato un pezzo di cuore. L'osteria, da qualche mese ha chiuso: i proprietari hanno deciso di vendere il locale (ad uso residenziale) e gli storici gestori, Marco Rizzo e Moira Mion, hanno dovuto arrendersi. Il popolo dei Kankari, il 7 aprile, si è ritrovato in una serata amarcord (online) sul canale Twitch RE-Entertainment con un vero e proprio boom di collegamenti, visualizzazioni e commenti.


LE ORIGINI
Negli anni 90, era il classico bar di periferia per giovani, in tempi in cui l'alcol ai minorenni non era esattamente un tabù. Poi era arrivata Moira, attrice, musicista, cuoca, nel 2000, e sotto la sua gestione era iniziato un percorso lungo 20 anni, mescolando la vocazione teatrale e artistica con la buona cucina. Dal 2010 si è unito anche il suo compagno, Marco, istrionico musicista e affabulatore. «Questa era un po' l'ultima Thule - racconta - chi era fuori tempo massimo si giocava l'ultima carta». Negli anni, i Kankari hanno organizzato iniziative importanti e seguite, abbinando la musica all'enogastronomia: il 1. maggio una non stop di concerti con griglie sempre accese da mattina a sera; il Bati marso, capodanno contadino in cui si partiva dall'osteria per una processione con carretto e musicisti lungo un percorso a tappe nelle varie corti contadine; la viglia Kankara, nata per fare un po' il verso alla messa alcolica di Mestre diventandone poi la sua (lontana) cugina di campagna. E poi cene a tema e tanti concerti.


LE VOCI DEGLI ARTISTI
I clienti dell'osteria, come ricorda lo scrittore e giornalista Andrea Semplici, sono «filosofi falliti, musicisti, falliti illustratori falliti, giornalisti falliti, metalmeccanici e figli di t..., questi ultimi, invece, riuscitissimi. Qui sorgeva la più bella ostaria del Nord-est italiano, qui ogni notte, per anni, è stato un racconto, una complicità, un abbraccio». Tra i clienti affezionati anche il brianzolo Lorenzo Monguzzi, cantante dei Mercanti di liquore: «Un luogo magico e misterioso - ricorda - fin dalla prima volta la sensazione era quella di casa. È uno dei posti a cui devo molto, molte delle storie che ho raccontato le ho ascoltate o le ho viste succedere qui, dove si radunava un'umanità un po' contromano».
Nicola Privato, direttore della scuola di musica jazz di Mira Thelonious Monk, aveva istituito una serata a settimana di jam session. «All'inizio la cosa è partita un po' sottotono - racconta - poi abbiamo allargato a nomi importanti e negli ultimi due anni le serate erano sempre da tutto esaurito. Aver perso questo punto di riferimento è un duro colpo». Ne sa qualcosa Gianluca Casadei, fisarmonicista e braccio musicale di Ascanio Celestini. «Ci sono capitato quasi per caso ed è stato amore a prima vista. Sono stato io a portarci Ascanio per la prima volta». Quella volta, l'attore romano venne sfidato dal personale dell'osteria a una gara di barzellette: finì alle 5 del mattino.


Ora, in tempi di pandemia, di riaprire neanche a parlarne. Ma la speranza di rivedere in azione Marco e Moira insieme a tutto lo staff (Francesco, Juri, Michele) è ancora viva. «È ancora presto - chiudono Marco e Moira - ma a qualcosa stiamo pensando».
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Il Gazzettino