La gestione delle banche venete è sotto osservazione da parte dei pm della Procura di Roma Maria Sabina Calabretta e Stefano Pesci. Saranno rinviati a giudizio l'ex Ad...
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Tra gli indagati Stefano Bertolo, responsabile della direzione centrale amministrazione dal 2008 al 2014, Flavio Marcolin, ex responsabile degli affari societari e legali, Pietro D'Aguì, un lungo periodo al vertice di Banca Intermobiliare, Gianclaudio Giovannone, titolare della Mava SS, Mosè Fagiani, responsabile commerciale dal 2010 al dicembre 2014, e Massimo Lembo, all'epoca capo della Direzione Compliance.
I fatti esaminati da piazzale Clodio fanno riferimento alle falsa rappresentazione a Banca d'Italia e Consob circa la reale situazione economica, patrimoniale e finanziaria di Veneto Banca. Gli inquirenti hanno accertato che nel 2012 fu omesso di decurtare dal patrimonio di vigilanza l'importo delle obbligazioni di Classe Ter 1 sottoscritte dalla società Mava; nel 2013 la decurtazione omessa, per la procura, fu non inferiore a 349 milioni di euro ed era: «Correlato al valore di azioni proprie cedute a terzi previo finanziamento concesso allo scopo ed alle perdite su crediti». Al solo Consoli, tra l'altro, è contestato di aver ostacolato l'esercizio delle funzioni di vigilanza: «In sede di richiesta di autorizzazione e di successiva attuazione all'operazione straordinaria di aumento del capitale sociale per un controvalore di 474 milioni di euro».
Allo stesso Consoli l'accusa imputa, assieme a Trinca, Diego Zausa e Michele Stiz, anche una comunicazione alla Banca d'Italia di dati falsi: «Ponevano in essere - si legge nel capo di imputazione - artifici idonei a provocare una sensibile alterazione del prezzo delle azioni di Veneto Banca, strumento finanziario non quotato» che «transitavano da un valore di 21,25 euro nel 2004 ad un valore di 40,75 euro nel 2013 e che venivano poi rivalutate in sede di liquidazione dei soci in recesso (dicembre 2015) per un valore di 7,3 euro».
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Il Gazzettino