Il prof. Tirelli: «Fatica cronica, l'ossigeno-ozono è la terapia chiave: progressi in una-due settimane»

Il professor Umberto Tirelli
I sintomi di spossatezza e di fatica migliorano in maniera consistente nei pazienti con Sindrome da Fatica Cronica, anche conosciuta come Encefalomielite Mialgica (ME/CFS), quando...

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I sintomi di spossatezza e di fatica migliorano in maniera consistente nei pazienti con Sindrome da Fatica Cronica, anche conosciuta come Encefalomielite Mialgica (ME/CFS), quando vengono trattati con ossigeno-ozonoterapia: è quanto riporta un articolo in pubblicazione sul Journal of Clinical Medicine e firmato oltre che dal sottoscritto anche dai professori Franzini, Valdenassi, Berretta e Chirumbolo. La Sindrome da Fatica Cronica è un termine utilizzato per indicare una seria malattia multi-sistemica a lungo termine caratterizzata da fatica, una vera e propria spossatezza, debilitanti dolori muscolo-scheletrici, disturbi della concentrazione e della memoria, che spesso costringono i pazienti a ridurre drasticamente la propria vita occupazionale e sociale.


Fare una valutazione della prevalenza di questa patologia è sempre molto complesso perché si tratta di una diagnosi difficile i cui segni clinici spesso vengono scambiati con quelli di altre malattie croniche, ma si pensa che in Italia vi siano almeno 500mila pazienti con CFS e negli Stati Uniti almeno 5 milioni. I più recenti criteri diagnostici utilizzati dai CDC di Atlanta, negli USA, ovvero dai Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie, prevedono un affaticamento severo e cronico che deve durare da almeno 6 mesi e devono essere presenti altri sintomi: sonno non ristoratore o altre alterazioni del sonno; disturbi cognitivi, cioè problemi di concentrazione, memoria, attenzione, e/o intolleranza alla posizione eretta; malessere post-sforzo, cioè il peggioramento dei sintomi a seguito anche di sforzi fisici o mentali minimi; dolori muscolari e articolari, mal di testa, mal di gola, poliartralgia, linfonodi dolenti... La difficoltà nell'avere una valutazione diagnostica certa spesso è un ostacolo alla possibilità di trovare delle terapie efficaci.
In passato sono stati proposti come opzioni di trattamento la terapia dell'esercizio graduale e la terapia cognitivo comportamentale, ma sono state recentemente abbandonate perché, se non addirittura con il rischio di essere dannose (nel primo caso), hanno solo portato benefici nel gestire l'approccio alla malattia a pazienti in difficoltà, ma non sono stati un trattamento. E fino ad ora non ci sono terapie farmacologiche che si dimostrino efficaci.
Già negli anni Novanta in Italia si sono provati approcci che riuscissero a trattare la fatica, un sintomo centrale molto debilitante. Dei tentativi incoraggianti nel trattare la fatica nella CFS si sono avuti con l'ossigeno-ozonoterapia. Questa è infatti in grado di modulare molti aspetti immunologici complessi, la maggioranza dei quali si ritiene sia alla base dei meccanismi patogenici che causano la sindrome da fatica cronica. Come nel COVID-19, dove questa terapia si è dimostrata efficace nel trattare lo stress ossidativo collegato, anche nella CFS ci potrebbe essere la stessa causa di base. Questa evidenza insieme a precedenti risultati incoraggianti e associata alla crescente consapevolezza della capacità dell'ozono di modulare l'infiammazione avendo come bersaglio i segnali di stress ossidativo, hanno suggerito di provare a trattare la fatica in questi pazienti proprio con l'ossigeno-ozonoterapia.
Di 224 pazienti che si sono rivolti ai centri clinici di Pordenone (clinica Tirelli Medical Group), di Gorle a Bergamo e di Genova, 200 di loro, con una precedente diagnosi di CFS, sono stati reclutati per lo studio, l'età media era di poco più di 32 anni, la maggior parte dei pazienti erano donne, con solo il 35% di soggetti maschi e il 6,5% del totale erano adolescenti. La fatica è stato il sintomo maggiormente valutato nello studio in quanto considerato il più efficace a indicare lo stato clinico generale del paziente, per le sue caratteristiche ottimali, stabilità nel tempo e scarsa possibilità di venire messo in ombra da altri sintomi minori. A ogni paziente è stato chiesto di rispondere a un questionario assegnando un punteggio di gravità da uno a sette nella Scala di Severità della Fatica (FSS), prima di sottoporsi alla terapia e un mese dopo la terapia. I pazienti sono stati sottoposti a non meno di due sessioni settimanali di grande autoemoterapia con ossigeno-ozono, secondo un protocollo preventivamente stabilito dalla Società Italiana di Ossigeno-Ozono Terapia (SIOOT).
Quando trattati con la terapia i sintomi di fatica sono migliorati nel giro di una-due settimane da un punteggio di 7 (il peggiore) a 1 (il migliore, ovvero senza sintomi), in almeno metà dei pazienti. Solo il 5% ha riportato miglioramenti trascurabili nei sintomi, mentre la percentuale dei pazienti che ha ottenuto un sensibile beneficio è stata più del 75%. Nessun paziente ha mostrato reazioni avverse alla terapia, compresi i tre mesi a seguito del trattamento.

Finora non è stata proposta nessuna spiegazione affidabile che indichi perché l'ozono sia in grado di far tornare al benessere i pazienti. Dello studio siamo stati pionieri il mio gruppo ed io, e abbiamo ipotizzato diverse teorie per il beneficio sulla fatica tenendo conto della concorrente origine virale della ME/CFS e della disfunzione immunitaria nell'attivazione delle cellule T e della minore funzionalità delle cellule NK.
Nonostante non vi sia una certezza per riuscire a proporre un'ipotesi speculativa solida sul funzionamento, la capacità dell'ozono di agire nel modulare risposta immunitaria e infiammazione oltre che riportare nella norma i radicali liberi, cioè attraverso una potente azione antiossidante, sono ben documentate ed è questo che può portare sollievo dai sintomi, in particolare della fatica nella CFS. Questa patologia rimane comunque molto frequente e molto più presente di quanto viene solitamente diagnosticata anche perché a differenza degli USA, in Italia molti medici non conoscono questa patologia. Recentemente è tornata alla ribalta per l'epidemia Covid, in quanto anche secondo quanto annunciato dal Prof Anthony Fauci, molti pazienti anche dopo una storia di Covid spesso asintomatica o paucisintomatica presentano una patologia di spossatezza e nebbia nella testa, il Long Covid, anche nei bambini e negli adolescenti, che assomiglia molto alla CFS, come dice sempre il Prof. Anthony Fauci. Anche in questo contesto il nostro gruppo alla clinica Tirelli Medical Group di Pordenone ha riportato e pubblicato dei dati molto positivi sul trattamento del Long Covid con l'ossigeno-ozonoterapia. Inutile dire che il vaccino anche con la III dose previene oltre che l'infezione anche il Long Covid.


Prof. Umberto Tirelli
Direttore della Clinica Tirelli Medical Group di Pordenone
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino