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UDINE - Intesa quasi fatta per gli "scatti" di anzianità di infermieri, oss, amministrativi e tecnici nell'Azienda sanitaria universitaria Friuli Centrale, con un tesoretto di almeno 400mila euro in più, che porta il totale a 1,5 milioni. Una partita, quella delle progressioni, che, nel 2023, potrebbe interessare, secondo le stime di Uil Fpl e Nursind, «oltre 1.400 lavoratori» su 7.287, posto che «lo scorso anno le ex fasce (oggi Dep) hanno riguardato quasi 3mila dipendenti». Prima della firma definitiva dell'accordo, come sottolineano Cgil, Cisl e Fials (che hanno incontrato la direzione in un tavolo separato), dovrà esprimersi formalmente la Rsu, ma la strada è in discesa, anche se ieri sono volate scintille, fra un tavolo e l'altro. Il direttore generale di AsuFc Denis Caporale ritiene che sia stato comunque «importante il contributo delle organizzazioni sindacali. I due tavoli separati non agevolano sicuramente il confronto sindacale che comunque ha raggiunto l'obiettivo comune di tutte le sigle, ossia quello di valorizzare anche economicamente il maggior numero di dipendenti possibile. Uil e Nursind hanno spinto sull'acceleratore, seguiti a stretto giro da Cgil Cisl e Fials. Fondamentale il ruolo della Rsu».
LA POLEMICA
Ad aprire le danze ieri mattina sono stati Afrim Caslli (Nursind Udine) e Stefano Bressan (Uil Fpl) che hanno «constatato che le nostre richieste sono state accettate, alzando la quota del fondo di 400mila euro. Non siamo più disponibili ad accettare alcuna procrastinazione nel dare il giusto riconoscimento ai lavoratori». Inizialmente era stata aggiunta dalla direzione una clausola nel documento (visto che ancora non c'era la garanzia che tutti i sindacati e la Rsu avrebbero firmato), di cui Nursind e Uil avevano preso atto: in questa postilla si leggeva la possibilità di «procrastinare le procedure di conferimento dei Dep al 2024 qualora non ci fossero i tempi utili per il conseguimento entro il 2023».
PART TIME
Fumata nera, invece, per la circolare sui part time illustrata ieri dall'azienda. Cgil, Cisl e Cisal chiedono infatti a gran voce un regolamento. Allo stato, a godere del tempo parziale sono solo 686 su 7.287 dipendenti del comparto, il 9,4%: 214 lavoratori in Alto Friuli (su 1.750), 47 nella Bassa (su 1.156) e 425 a Udine, su un totale di 4.381. Le richieste accolte riguardano in prevalenza la cura dei figli (294) e la salute (126), ma ci sono anche 192 istanze sospese (di cui 102 per figli e 16 per salute). Traunero, Vidotto, Pennino e Pototschnig hanno rigettato la circolare proposta convinti che non vengano «definiti diversi aspetti» e questo creerebbe a loro parere il rischio di eventuali «discrezionalità». Inoltre, per Cgil, Cisl e Fials «la percentuale di part time in Asufc è notevolmente più bassa» di quanto sarebbe consentito dal contratto. «Si potrebbe raddoppiare o anche di più», rileva Traunero. Anche per Bressan (Uil) e Caslli (Nursind) «molte situazioni dovranno essere revisionate per andare incontro alle nuove esigenze del personale». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino