«Ricoverato e rimandato a casa due volte: mio fratello Massimo è morto e nessuno sa dirmi perché»

La casa di cura Madonna della Salute di Porto Viro
PORTO VIRO - Potrebbe avere strascichi legali la scomparsa, il 24 agosto scorso, di Massimo Bellan. Il fratello Gianfranco ha chiesto alla Casa di cura Madonna della Salute...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

PORTO VIRO - Potrebbe avere strascichi legali la scomparsa, il 24 agosto scorso, di Massimo Bellan. Il fratello Gianfranco ha chiesto alla Casa di cura Madonna della Salute copia delle cartelle cliniche per farle esaminare da professionisti di sua fiducia e fare luce sulle ragioni del decesso del quasi 75enne - il compleanno sarebbe caduto quattro giorni dopo, il 28 - pensionato, ex-coltivatore diretto. «Massimo è morto e non sappiamo il perché - esordisce Gianfranco - a luglio è stato ricoverato per due volte e dopo pochi giorni rispedito a casa senza che ci venisse spiegato il suo quadro clinico. Vogliamo capire cosa è successo, se è stato curato adeguatamente o se invece qualcuno ha sbagliato». Sulla situazione sanitaria di Bellan, di chiaro c’è che aveva affrontato alcuni problemi peraltro comuni, data l’età, come la cataratta; ma anche che da anni conviveva con varie patologie, dal diabete al cuore, passando per un’artrite reumatoide che gli aveva via via reso difficile la deambulazione. E non era mancata neppure l’infezione da Covid, che per un mese l’aveva costretto al ricovero a Trecenta, da cui si era però ristabilito. «La situazione si è aggravata a luglio per dei forti dolori alla schiena - continua Gianfranco - lo hanno ricoverato per una settimana e poi è stato rimandato a casa. Ma dato che i dolori persistevano, lo abbiamo fatto ricoverare di nuovo e ancora dopo pochi giorni è stato dimesso. Né il medico di base né soprattutto l’ospedale mi hanno saputo dire cosa stava succedendo, quale fosse il problema».


«E così, per 35 giorni - prosegue Gianfranco - la salute mi mio fratello è stata rimessa nelle mie mani: senza essere medico o infermiere, mi sono dovuto prendere cura di lui, imparando persino a cambiargli le flebo perché il personale sanitario, pur gentile e disponibile, non aveva la possibilità di seguirlo con costanza». Una situazione che è diventata insostenibile al punto che, per poter far seguire adeguatamente Massimo, si era reso necessario il trasferimento nella residenza sanitaria La Rosa dei venti di Rosolina. Trasferimento che doveva avvenire proprio il giorno in cui, invece, è spirato in casa.

MANCANZA DI INFORMAZIONI



«La morte è un fatto purtroppo naturale - conclude Gianfranco - con i nostri nostri genitori, affetti da patologie tumorali, ci eravamo in qualche modo preparati, Con Massimo invece non è stato così. Da anni conviveva con le sue patologie assumendo medicine e sottoponendosi a controlli; nell’ultimo periodo nessun medico mi ha detto che la situazione stava precipitando. Sono questa fiducia andata delusa, questa mancanza di informazioni da una struttura che per noi abitanti del Delta è un punto di riferimento, che mi hanno spinto a chiedere le cartelle. Voglio capire perché mio fratello è morto e se per lui è stato fatto tutto quello che poteva essere fatto». 
  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino