«Troppe maternità di dottoresse e infermiere», l'ospedale va in crisi

Le 9 colleghe incinte a Portland
PADOVA La foto di quelle 9 infermiere rimaste incinta al "Maine medical center" di Portland (Usa)  ha fatto il giro del mondo. Il lieto evento è cosa...

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PADOVA La foto di quelle 9 infermiere rimaste incinta al "Maine medical center" di Portland (Usa)  ha fatto il giro del mondo. Il lieto evento è cosa meravigliosa, ma quando a trovarsi in gravidanza è il personale sanitario, l'organizzazione del lavoro si complica parecchio. Ben lo sanno i vertici dell'Azienda ospedaliera di Padova dove lo scorso anno ben 269 tra dottoresse, infermiere e impiegate si sono assentate da reparti e ambulatori. Tutte per maternità (propria): il numero è  eloquente.

Nel periodo il 7% delle 3.614 dipendenti donnr dell'Azienda, ha avuto figli. La cicogna, insomma, ha fatto il nido in via Giustiniani: e oltre la metà di quelle future mamme (149) ha iniziato nel 2018 un periodo di gravidanza che continua tutt'ora. Mentre adesso, di aspiranti madri se ne sono aggiunte di nuove. Il trionfo della vita, non c'è che dire. 
Ma c'è un ma. Perché tutte quelle professioniste che per un motivo sacrosanto non si presentano per mesi al lavoro mettono in crisi la pianificazione ospedaliera. «Devo ammettere che la realtà supera alla grande le stime che io credevo potesse rappresentare questo fenomeno. Queste assenze dal servizio - sottolinea Luigino Zuin della Uil Fpl Sanità di Padova - sono devastanti in termini assistenziali perché tolgono ai vari reparti e servizi un tesoretto che si traduce nella possibilità di garantire le ferie e i permessi vari ai colleghi». 
IL CONFRONTO«Negli anni passati eravamo riusciti ad ottenere delle assunzioni ad hoc e la qualità della vita dei lavoratori era sicuramente migliore di quella attuale. Sono stato ultimamente testimone di vessazioni o ricatti proposti alle lavoratrici - dice Zuin - che ritornavano dalla maternità e alle quali veniva di fatto proposto di rinunciare anche se parzialmente al diritto alla riduzione oraria prevista per legge. Va inoltre detto che la non sostituzione delle gravidanze è un fiore all'occhiello di questa amministrazione, alla quale personalmente ho chiesto di farsene carico, ma senza successo». 

L'ATTACCOArduo insomma riempire in vuoti professionali, seppur per il tempo di gestazione, parto e allattamento. «In altre realtà sanitarie questo è un automatismo. Insomma, se il personale dell'Azienda ospedaliera è sconfortato - conclude polemico il rappresentante della Uil Sanità patavina-, perché percepisce uno stipendio più basso che nelle altre strutture sanitarie, perché non vengono sostituite le gravidanze e le malattie lunghe, forse la responsabilità potrebbe essere in capo a questa amministrazione». Ecco, poi, la stilettata del sindacalista: «Un'amministrazione, che io continuo a ritenere inadeguata nella gestione di una realtà complessa e articolata come quella dell'ospedale civile di Padova». 
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Il Gazzettino