VENEZIA - L'Ospedale civile di Venezia vale tanto quanto quello di Schiavonia, frazione di Este (Padova). Il Santi Giovanni e Paolo è stato ufficialmente declassato...
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Un recente studio di alcuni consiglieri comunali, fatto sul consumi di acqua nelle case, ha quantificato in centomila per persone che vivono nel solo centro storico.
LE REAZIONI
La decisione ha avuto l'effetto di un sasso in uno stagno in città, con la preoccupazione che, un domani, il Civile possa subire tagli di risorse e personale, riducendosi a un presidio di servizio e perdendo le proprie peculiarità ed eccellenze.
«Abbiamo approfondito in queste ore le schede - commenta Simone Venturini, assessore alla coesione sociale - la prossima settimana avvieremo un confronto con l'Ulss e con gli ordini professionali sanitari per elaborare osservazioni e proposte da portare in 5. commissione regionale. A noi interessa arrivare con un documento ben fatto - prosegue - la classificazione ad ospedale di base impone una riflessione e una richiesta di revisione perché crediamo debba essere valutata prima di tutto la specificità veneziana riconosciuta per legge, e poi l'alto numero di turisti, utenti potenziali. Apprezziamo lo sforzo che negli ultimi anni la Regione e l'Ulss hanno fatto per il Civile e anche per questo percorso di rilancio e di investimento ci pare importante nobilitarlo riconoscendo a Venezia il rango di ospedale di rete».
I MEDICI
«Venezia Potrebbe essere equiparata alle località montane, se si pensa al disagio della popolazione delle isole a raggiungere l'ospedale - è il commento di Giovanni Leoni, Segretario del Coordinamento italiano medici ospedalieri - analizzeremo il documento più approfonditamente, quello che è certo è che ci sono delle responsabilità ben precise su questa situazione, che partono dalla carenza dei medici e sono ripartite in egual misura tra Ministero della Salute, dell'Università e della Conferenza Stato Regioni. Il Veneto resta l'unica Regione italiana con un deficit di 1300 medici su 8000 dipendenti teorici in servizio. Sono 70mila ogni anno le domande di accesso ai test di Medicina e Chirurgia, ma il divario tra i candidati e i posti a disposizione è rimasto immutato fin dal primo concorso nazionale di accesso alle scuole di Specializzazione. Eppure gli specializzandi potrebbero essere impiegati sistematicamente negli ospedali».
«Manca una visione strategica - protesta invece il delegato Cgil funzione pubblica Daniele Giordano - i numeri cambiano poco, ma non si capisce il ragionamento fatto nell'aggiungere due posti letto in patologia neonatale in un ospedale al di sotto dei 400 parti l'anno e di aver impoverito altre aree. E comunque si perdono due apicalità».
LA REPLICA
Diversa la posizione dell'Ulss 3 Serenissima, che ribatte: «Le nuove schede ospedaliere confermano l'importanza dell'Ospedale di Venezia, nei numeri dei posti letto, nei Primariati, nei servizi, che restano garantiti e consentono di immaginare un Ospedale che prosegue nel rilancio avuto negli anni recenti, inserito nella rete già efficace con gli altri Ospedali dell'Azienda sanitaria. La riclassificazioni' degli Ospedali è legata a parametri complessi, e che vedono come indicatore importante la dimensione del bacino di utenza; anche le questioni formali sono ora, insieme alle schede ospedaliere' nel loro complesso, nella fase della revisione: alla fine le schede ospedaliere' sapranno conciliare le esigenze di sostenibilità del sistema sanitario veneto, le esigenze e le necessità dei diversi territori, e in particolare, per quanto ci riguarda, con l'opportuna valutazione della specialità di Venezia».
Raffaella Vittadello
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Il Gazzettino