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La pandemia ha imposto, come ovunque, un taglio degli orari di operatività dell’ambulatorio, ma tuttora la situazione non è ancora ritornata alla normalità. E così i pazienti del Centro stomizzati di Pordenone hanno a disposizione solamente sei ore a settimana, concentrate in un unico giorno, per poter avere quel supporto che è indispensabile soprattutto per coloro che devono affrontare il percorso post operatorio. Per questo la Federazione delle associazioni incontinenti e stomizzati (Fais) ha inviato nei giorni scorsi una lettera ai vertici dell’Asfo e della Regione, per lamentare – come già fatto in passato – «la grave situazione che permane nell’ospedale di Pordenone e in particolare nel centro stomizzati».
LA LETTERA
«Ancora oggi – spiegano – l’ambulatorio risulta essere operativo un solo giorno a settimana per sei ore; una situazione insostenibile che non risponde minimamente al bacino di utenza sul territorio. Per fare un parallelo, le ore di apertura settimanali dell’ambulatorio di Pordenone sono pari a quelle di Tolmezzo, con la differenza che il bacino di utenza di quest’ultimo è notevolmente più piccolo». «È un problema che si trascina da alcuni anni – chiarisce Graziano Nadali, vicepresidente di Aris Fvg -, ma nel 2018 eravamo riusciti a ottenere un orario più congruo, con circa 24 ore di attività settimanali. Poi è subentrata la pandemia e anche questo servizio è stato ridotto per consentire di far fronte ad altre esigenze. Ma oggi, con la situazione in gran parte normalizzata, chiediamo che gli orari dell’ambulatorio vengano nuovamente ampliati. A Udine, per esempio, l’ambulatorio è operativo per due ore al giorno, dal lunedì al venerdì. Due ore al giorno, o tre ore a giorni alterni consentirebbero di garantire una presenza più continua, senza costringere i pazienti in difficoltà a rivolgersi al pronto soccorso o all’assistenza infermieristica domiciliare, dove inevitabilmente il personale non ha una preparazione specifica per questo tipo di problematiche».
LE CRITICITÀ
Le difficoltà riguardano in particolare i neostomizzati in quanto, si spiega nella lettera, «i primi sei mesi dall’intervento sono da considerarsi un vero e proprio periodo di training, durante il quale la persona è esposta a diverse criticità come variazione della stomia, presenza di punti di sutura e gestione di questi, reazioni cutanee allergiche o infiammatorie, eventuali ulcerazioni o ernie, scelta del presidio più idoneo. Come è possibile pensare che un ambulatorio operante solo sei ore a settimana possa far fronte a tutto questo? Va aggiunto inoltre che anche i tempi di prenotazione di una prima visita sono in media di quattro/cinque mesi, con una finestra per le prenotazioni telefoniche di soli trenta minuti alla settimana».
CARENZA DI PERSONALE
La situazione è giustificata dalla mancanza di personale che affligge l’intera Azienda sanitaria, ma la convinzione dell’associazione è che il problema possa essere risolto con una migliore pianificazione: «Da parte nostra, abbiamo responsabilmente riconosciuto l’emergenza, ma riteniamo che l’attuale situazione consenta di affrontare il problema in maniera netta, anche facendo ricorso a una riorganizzazione interna del personale.
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Il Gazzettino