L'operaio 37enne è morto cinque minuti dopo essere stato assunto

L'operaio 37enne è morto cinque minuti dopo essere stato assunto
PORDENONE - È morto cinque minuti dopo essere stato assunto. I colleghi conoscevano soltanto il suo nome di battesimo. Accade in un mondo del lavoro sempre più...

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PORDENONE - È morto cinque minuti dopo essere stato assunto. I colleghi conoscevano soltanto il suo nome di battesimo. Accade in un mondo del lavoro sempre più precarizzato e caratterizzato da contratti interinali.


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Ieri mattina Donato Maggi, 37 anni, di Taranto, emigrato da qualche anno in Friuli, dove quattro mesi fa si era sposato con una ragazza del luogo, aveva raggiunto Fanna (Pordenone) di buon’ora per un incarico come operaio metalmeccanico per la Friul Montaggi, una ditta di carpenteria metallica con una novantina di addetti e alcuni collaboratori saltuari.

 
Il nuovo dipendente aveva firmato un contratto a tempo determinato di alcune settimane: lo aveva selezionato un’agenzia di Udine. Aveva già svolto positivamente degli incarichi in zona, le referenze erano positive, le mansioni da svolgere adatte al profilo professionale con cui si era presentato. Solo il tempo di stringere la mano al vice presidente della sua nuova ditta, Dionisio Trevisan, e poi l’ingresso nel cementificio della Buzzi Unicem, per un semplice sopralluogo, operazione preliminare al futuro spostamento di un’apparecchiatura da rottamare. «L’ho lasciato nella cabina - ha riferito Trevisan agli investigatori che si occupano del caso -: il tempo di prendere dell’attrezzatura ed era già privo di sensi. Abbiamo provato a fargli il massaggio cardiaco, ma non c’è stato nulla da fare. Il medico legale ha parlato di embolia polmonare, ma non fa differenza. Incidente o malore, in 68 anni non avevo mai vissuto una simile tragedia». Sulle prime, complice il gran caldo all’interno della stanza, i carabinieri e gli ispettori dell’Azienda sanitaria avevano ipotizzato cause naturali. Fino a che non sono emersi degli elementi che hanno fatto propendere per un evento provocato da agenti esterni: i militari dell’Arma sono persuasi che l’uomo sia morto folgorato, forse per essere entrato in contatto, senza avvedersene, con un arco voltaico che non gli ha dato scampo. La certezza sulle cause si avrà soltanto dall’autopsia, già disposta dalla Procura della Repubblica di Pordenone. 

IL SEQUESTRO

Per il momento non ci sono indagati e la struttura non è stata posta sotto sequestro, non essendo state ravvisate anomalie di funzionamento dell’impianto generale e dei vari trasformatori di energia. Dramma nel dramma, avendolo appena conosciuto, anche la semplice telefonata alla vedova è diventata una montagna da scalare. Si è ricorsi agli archivi della sede della ditta per ottenere qualche ragguaglio utile per perfezionare il tragico annuncio. Dolore e incredulità hanno pervaso anche la settantina di dipendenti e i funzionari del cementificio, transitato di recente dalla galassia della Zillo di Este, a quella della multinazionale che ha sede a Casale Monferrato. «I nostri protocolli sono molto rigidi - ha ricordato il direttore dello stabilimento Franco Bombarda -: i dati degli ultimi 24 mesi erano eccezionali. Percorso netto senza nemmeno un infortunio degno di nota. Un’applicazione e una determinazione nel settore della prevenzione che pretendiamo anche dai nostri fornitori esterni di servizi. Non c’era del resto nulla di pericoloso nella lavorazione assegnata alla Friul Montaggi, con cui c’è una storica e apprezzata collaborazione. Erano delle misurazioni preventive. Non sappiamo davvero che cosa sia accaduto in quegli istanti in cui l’operaio è rimasto da solo nella cabina».  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino