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TREVISO - «Non siamo stati noi a colpirlo. Eravamo lì ma siamo stati picchiati». Respingono ogni accusa i due kosovari arrestati per l'omicidio del connazionale Ragip Kolgeci. Stamattina, 15 ottobre, Valmir Gashi, 32 anni e Afrim Manxhuka, 51, sono comparsi di fronte al giudice per le indagini preliminari. Convalida del fermo e interrogatorio di garanzia si sono svolti nel carcere trevigiano di Santa Bona, dove i due stranieri sono rinchiusi da mercoledì sera, quando la faida tra kosovari è sfociata in mattanza. Due gruppi, quello della vittima e quello dei rivali, si sono affrontati a colpi di spranghe, coltelli, bastoni, cacciaviti e tirapugni nella piazzetta del bar La Musa, in viale IV Novembre, a Fiera.
Entrambi gli arrestati si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Gashi, difeso dall'avvocato Mauro Serpico, ha scelto però di fare una dichiarazione spontanea: «Quella sera sono intervenuto per calmare gli animi, ma non ho colpito la vittima". Manxhuka, assistito dall'avvocato Mattia Visentin, si è detto disponibile a fornire la propria versione dei fatti fra qualche giorno, quando si sarà del tutto ripreso dalla botta alla testa. Il gip si è riservato sulla misura cautelare: il pm Valeria Peruzzo, che coordina le indagini della Squadra Mobile, ha chiesto per entrambi la custodia in carcere, mentre le difese hanno chiesto gli arresti domiciliari.
Il Gazzettino