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SPINEA (VENEZIA) - Cinquantacinque coltellate in varie parti del corpo, alcune delle quali sferrate alla schiena. È morto così, vittima di una furia cieca e brutale, Flonino Merkuri, il ventiquattrenne ucciso a Spinea, in provincia di Venezia, assieme alla sua compagna, la trentasettenne Vera Myrtaj, a sua volta uccisa dalle ferite al cuore e ai polmoni. La donna aveva un proiettile conficcato nel cranio, che però l'ha soltanto tramortita. Ad accertarlo è stata l'autopsia eseguita dal medico legale di Padova, Carlo Terranova, su incarico della Procura di Venezia che sta cercando di fare piena luce sul tragico episodio avvenuto domenica scorsa, nell'appartamento dove risiedeva la coppia, scoperto verso sera dalla figlia della donna al rientro a casa.
Un'inchiesta, quella coordinata dalla sostituto procuratore Daniela Moroni, che appare destinata a concludersi con un'archiviazione per morte del reo: al momento, infatti, tutti gli elementi raccolti dagli inquirenti indicano nell'ex marito di Vera, Viron Karabollaj, 41 anni, il responsabile dell'accaduto e non fanno emergere il possibile coinvolgimento di altre persone.
FUGA DISPERATA
Il medico legale non è stato in grado di attribuire il decesso di Merkuri ad una singola coltellata, concludendo invece per un concorso dei vari colpi che hanno raggiunto più di un organo vitale. E lo stesso vale anche per la compagna, raggiunta ugualmente da numerosi fendenti. Le coltellate inferte alle spalle fanno ritenere il ventiquattrenne abbia cercato di sottrarsi disperatamente alla furia omicida di Karabollaj: gli inquirenti non escludono che, al momento dell'aggressione fatale, Flonino e Vera si trovassero assieme in casa e che il corpo del giovane sia stato rinvenuto nel garage proprio a seguito del tentativo di fuga, non riuscito. L'esame sul corpo di Vera Myrtaj ha preso il via ieri pomeriggio e soltanto in serata è stato possibile ottenere alcune anticipazioni, con particolare riferimento all'origine della ferita riscontrata sulla testa della donna. Fin dall'inizio il medico legale, a conclusione della ricognizione esterna del corpo della vittima, aveva ipotizzato che potesse essere stata provocata da un'arma da fuoco. Forse proprio dalla pistola rinvenuta nell'abitazione: ma saranno i successivi accertamenti balistici a doverlo confermare. In passato Vera aveva denunciato il marito per maltrattamenti e violenze avvenute tra il 2018 e il 2019 (il processo era arrivato nelle fasi finali), ma dopo la separazione la situazione sembrava essersi tranquillizzata e agli atti degli inquirenti non vi sono successive segnalazioni o richieste di intervento da parte della donna. La rabbia di Karabollaj, però, con tutta evidenza non si era sopita. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino