Il luogo dove si è consumato il delitto. «Abbiamo paura ma al nostro Piave non rinunciamo»

Il luogo dove si è consumato il delitto. «Abbiamo paura ma al nostro Piave non rinunciamo»
TREVISO - Tre giorni sono passati dall'assurda tragedia consumatasi sulle sponde del Piave, che, specialmente in prossimità del luogo dell'omicidio, sono rimaste...

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TREVISO - Tre giorni sono passati dall'assurda tragedia consumatasi sulle sponde del Piave, che, specialmente in prossimità del luogo dell'omicidio, sono rimaste silenziose e sguarnite di bagnanti. Ma lungo le rive, in altri punti, gli ombrelloni sono spuntati nonostante timori e paura. Nella zona appena precedente Ponte di Piave le rive del fiume sacro alla patria sono tornate a colorarsi di vita e sono in molti a godersi il sole e l'acqua fresca. La vita, fortunatamente, riprende, ma le angosce non scompaiono certo nel giro di poche giornate.


L'AMMISSIONE
«Io paura ne ho. Oggi per dire è la seconda volta che mi sposto dal luogo in cui avevo deciso di prendere il sole perché ci sono molti individui molesti. Stanno là con le birre e cercano di parlarti ad ogni costo», racconta Irene mentre, sdraio sotto braccio, cerca un luogo più adeguato per rilassarsi. «Vengo spesso da sola, ma una donna dovrebbe sempre avere un accompagnatore, specie se vuole stare in zone isolate. Vorrei tanto un po' di pace e tranquillità, ma qui sul Piave è difficile. Fino all'anno scorso, per dire, era facile trovare maniaci acquattati tra i cespugli che ti spiavano e facevano cose che non dico. Per questi motivi non sono venuta qui per un anno intero». Non tutti però sono rimasti sconvolti dall'accaduto e alcuni lo vivono con lucida coscienza, come Renato Mariol, campano d'origine veneta, come bene s'intende dal cognome, che di tragedie ne ha viste fin troppe: «Quello che è successo è di certo gravissimo, ma il mondo è un posto brutto, pieno di sporcizia e io stesso ne porto i segni sul mio corpo» spiega mostrando le innumerevoli cicatrici che s'intrecciano sulle sue braccia e le sue gambe. «Il Piave non è un luogo nuovo agli orrori. Delle disavventure sono toccate anche a persone a me vicine. Oggi sono vecchio e malato, ma le cose non sono cambiate. Ci sono delinquenti ed esibizionisti e non è possibile che le famiglie per bene siano costrette a sopportare questa situazione di degrado. Di certo non ho paura e vengo lo stesso a prendere il sole, ma le cose non vanno per niente come dovrebbero».


«NESSUN TIMORE»
Qualcuno invece appare decisamente più rilassato, o forse semplicemente attento a notizie più amene e riceve con grande stupore quella dell'omicidio di Elisa Campeol. «Noi non sapevamo nulla», dichiarano Stefania e Chiara mentre giocano a carte sui sassi, «ma se lo avessimo saputo non saremmo venute con la stessa leggerezza di spirito. Io per esempio - continua Stefania - non sono mai venuta da sola, ma sempre con la compagnia di amici e adesso che so quello che è successo, a maggior ragione, non lo farei di certo. Veramente non so che dire di fronte a una tragedia di questo tipo. Sono senza parole». I commenti di chi approfitta di un caldo sabato di fine giugno per passare una giornata di relax e divertimento sono tutti gravati da una profonda e sentita incredulità, per un delitto così efferato tanto in contrasto con la serena bellezza delle acque limpide del Piave. «La cosa tremenda di quello che è successo è che potrebbe succedere ovunque, non solo in luoghi isolati come quello in cui è accaduto l'omicidio. Non c'è veramente da fidarsi di nessuno di questi tempi - afferma rassegnata Eleonora, mentre prende il sole accanto la madre - ma non è un motivo per non venire più. Certo, magari è meglio evitare certi posti dopo le 20 se si è da soli, ma, al di fuori di questo brutto fatto, ci sono zone peggiori per girare soli, banalmente anche Jesolo per dire. L'accaduto ad ogni modo è davvero tremendo e spero che il colpevole sia punito o meglio, curato, perché solo un pazzo avrebbe potuto fare una cosa del genere». Intanto la spiaggia dei trevigiani continua a popolarsi. La gente arriva, cerca il posto migliore si stende. Ma, a occhio, senza la tranquillità di sempre.

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Il Gazzettino