MUSILE DI PIAVE - Udienza preliminare oggi, 4 giugno, in Tribunale a Venezia, davanti al Gip, dott. Massimo Vicinanza, per Antonio Ascione, il 44enne pizzaiolo...
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I capi d’imputazione a carico dell’assassino reo confesso sono pesanti, il Pm contesta ad Ascione, detenuto nel carcere veneziano di Santa Maria Maggiore, il reato di omicidio con diverse aggravanti: per aver commesso il fatto per futili motivi (la gelosia); per aver agito “con premeditazione, dopo aver reiteratamente minacciato di morte la moglie”; per aver perpetrato il crimine contro il proprio coniuge e madre dei suoi figli, e quindi aggravato dalvincolo di parentela; “per aver aggredito la moglie nelle prime ore del mattino quando la stessa era ancora distesa a letto e incapace di opporre una adeguata difesa”. Non solo. Ascione dovrà rispondere anche di minacce aggravate.
Com’era nell’aria, il suo legale, l’Avv. Giorgio Pietramala, per ottenere lo sconto di un terzo della pena, ha chiesto il rito abbreviato, che è stato ammesso. Per contro, i familiari della vittima, che invece non erano in aula data la lontananza (risiedono quasi tutti in Campania), attraverso il proprio penalista, l’avvocato Alberto Berardi, si sono costituiti tutti parte civile nel processo: l’anziana mamma, i fratelli, le sorelle e, soprattutto, i due figli minorenni rappresentati dalla zia materna Assunta, su autorizzazione del giudice tutelare.
“Un segnale importante della ferma volontà da parte di tutta quanta la famiglia di far valere i propri diritti e di ottenere giustizia per la propria figlia, la propria sorella, la propria mamma, e una pena congrua per l’imputato” commenta l’Avvocato Berardi, con cui collabora anche Studio 3A, società specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità in ogni tipologia di sinistro, a tutela dei diritti dei cittadini, che si fa carico gratuitamente di assistere la famiglia Mennella. Berardi e il consulente personale di Studio 3A, Riccardo Vizzi, peraltro, hanno dato un contributo fondamentale alle indagini portando alla luce i messaggi whatsapp che la figlia di Marciarca aveva scambiato pochi giorni prima del delitto con il padre, da cui emergeva che quest’ultimo aveva minacciato di morte l’ex moglie con un coltello: una circostanza cruciale per contestare ad Ascione la premeditazione e l’ulteriore reato di minacce aggravate.
Ha chiesto di costituirsi parte civile, e l’avvocato Berardi non ha avuto nulla in contrario, anche la onlus “Bon’t worry”, associazione che si batte contro le violenze di genere, in particolare quelle contro le donne e i bambini. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino