Il diario del padre assassino, sessanta pagine di rancore: voleva fare una strage

L'assassino suicida Stellio Cerqueni
RUBANO (PADOVA) - In quel borsello aveva riposto la pistola per uccidere, ma anche il suo diario: sessanta pagine, in parte scritte a mano e il resto al computer, ricolme di odio...

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RUBANO (PADOVA) - In quel borsello aveva riposto la pistola per uccidere, ma anche il suo diario: sessanta pagine, in parte scritte a mano e il resto al computer, ricolme di odio contro la figlia Dorjana e suo marito Galdino. Un livore covato per oltre trent’anni e sfociato venerdì all’ora di pranzo a Sarmeola di Rubano (alle porte di Padova) in un omicidio-suicidio che ha sconvolto un paese di sedicimila abitanti. Ma ora emerge che l’ottantottenne Stellio Cerqueni, nato a Capodistria in Slovenia e residente a Monfalcone (Gorizia), voleva fare una strage. Oltre a freddare la figlia nel giorno del suo sessantesimo compleanno, avrebbe voluto anche uccidere il marito e forse a quel punto il resto della famiglia. Stellio e Galdino erano soci nella gestione di un supermercato e Stellio non ha mai accettato che Galdino abbia lasciato tutto per sposarsi con sua figlia e farsi una nuova vita nel Padovano.


 

LA RICOSTRUZIONE
Dopo aver viaggiato da Monfalcone a Rubano a bordo di un taxi, l’anziano si è presentato al campanello della figlia all’ora di pranzo. I due non si parlavano dal 1985 e Dorjana, tra la sorpresa e lo spavento, ha intuito subito il pericolo. Non ha permesso al padre di entrare in casa ma è scesa lei in strada. Ora appare chiaro che la sua scelta abbia salvato la vita del marito e anche quella dei due figli che erano in casa. In quella borsetta Stellio Cerqueni custodiva una pistola a tamburo 38 special già carica con sei colpi mentre altri sei li aveva di scorta. Era pronto a fare fuoco contro tutti. Padre e figlia si sono ritrovati faccia a faccia dopo 36 anni: nessuna gioia, nessuna commozione. Solo tanto rancore rinfocolato in un attimo. Stellio ha estratto dalla borsetta la pistola e ha esploso il primo colpo a bruciapelo nel petto della figlia. Dorjana si è accasciata e lui, senza pietà, l’ha finita con il secondo colpo alla nuca: un’esecuzione. Poi si è sparato al cuore. Testimone una giovane mamma al volante della sua auto.


 

I MOTIVI
Il movente è tutto in quelle sessanta pagine che Stellio avrebbe iniziato a scrivere nel 2000. Ogni giorno, ogni mese, ogni anno, come un mantra ripeteva li stessi concetti. Un odio viscerale nei confronti della figlia e del marito. Era convinto di essere stato tradito, ingannato e raggirato economicamente. Il pubblico ministero Roberto Piccione, titolare dele indagini, ha ordinato l’autopsia su entrambi i corpi. Domani l’incarico sarà assegnato al medico legale Sendi Visentin con l’unico scopo di estrarre le ogive dalle salme per poi metterle a disposizione delle famiglie. Gli inquirenti intanto hanno perquisito l’abitazione di Stellio sequestrando un fucile e una pistola regolarmente detenuti (era regolare anche l’arma usata venerdì). 
 

I SOCIAL


Se sul diario privato Stellio riportava tutto il suo rancore, sul diario pubblico faceva emergere un profilo a due facce. L’attività social era intensissima, fino all’ultimo post su Facebook alle 8.41 di venerdì: una vecchia foto del satellite Sputnik. Da un lato troviamo l’affetto per la moglie Rosetta e i dolci ricordi dell’infanzia in Slovenia, dall’altro la rabbia e l’inquietudine. Scriveva: «A volte ti prende la voglia di diventare cattivo, ma purtroppo lo dici e poi non lo fai per il semplice motivo che cattivi ci si nasce...». Oppure: «Mai approfittare di un uomo buono, perché se diventa cattivo nessuno è più cattivo...». C’era anche il lato zen: «Lasciar perdere è la chiave della felicità». «Mettetevi il cuore in pace e andrà tutto bene». No, Stellio in realtà non aveva mai lasciato perdere e non si era mai messo il cuore in pace. Per questo aveva premeditato una strage.

 

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Il Gazzettino