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UDINE - Giuseppe Pilosio, che gestisce un frequentatissimo negozio di ortofrutta in viale Venezia, non se la sente di «processare nessuno» a parole prima che la giustizia abbia fatto il suo corso. «Di fronte a fatti così, mi chiedo: Abbiamo fatto abbastanza per queste persone? Vincenzo ha tre bambini, poi affidati ai servizi sociali, più volte è venuto a piangere da me. Ho cercato di aiutarlo in tutti i modi. Hanno scritto che questa è una zona disagiata e che quello è un condominio maledetto. Ma non è così». Pilosio conosceva anche Lauretta Toffoli, la donna assassinata: «Una persona stupenda, si fermava a parlare spesso». «Anche Vincenzo - prosegue - veniva nel mio negozio. Era in difficoltà. Una volta l'ho soccorso che buttava fuori sangue e ho chiamato il 118, che già lo conosceva bene. È vero che ha creato grossi problemi a tante persone. Ma non mi sento di ergermi a giudice di nessuno».
LA LEVA
Vincenzo Paglialonga a Udine ci vive ormai da oltre vent'anni.
IL PRIMO ARRESTO
A Udine i poliziotti della Squadra Volante, ma anche i Carabinieri, lo conoscono da lunga data. Aveva 19 anni quando è stato arrestato per la prima volta. Era il 2001, l'avevano sorpreso mentre rubava nell'auto del cantautore Enrico Tonazzi, in una laterale di viale Venezia, al quale aveva portato via il portafoglio. «È una situazione di disagio la sua - spiega l'avvocato Piergiorgio Bertoli - Alla fine finisce nei guai perché ruba un pezzo di formaggio o di carne, un cellulare oppure perché non paga il conto al bar». Stupidaggini che gli sono costate sempre care, come nel 2007, quando è stato arrestato perché rubava ombrelli in un condominio di via Alba: finì per fare resistenza ai carabinieri.
GLI SPARI
L'esperienza del carcere l'ha provata anche nel 2012, quando ha sparato due colpi a salve contro una guardia giurata intervenuta in viale Ledra a Udine per sventare un tentativo di furto in un bar. Aveva spaccato la vetrata con una mazza da baseball e portato con sè una pistola che era una perfetta imitazione dell'arma in dotazione alle forze dell'ordine, una Beretta. Un episodio che gli è costato una condanna a 2 anni e 8 mesi di reclusione. Era stato condannato anche per le effusioni amorose scambiate con una ragazza sui lettini della piscina comunale di Cividale, vicenda che ha sempre negato e per la quale la Corte d'appello aveva deciso per l'assoluzione. Negli ultimi anni le sue condizioni di salute si sono aggravate. Sta seguendo una terapia, la stessa per la quale ha ottenuto gli domiciliari applicati venerdì mattina, quando è stato riportato in via della Valle. Senza l'assunzione dei farmaci, la sua vita è appesa a un filo.
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Il Gazzettino