Quattordici anni di reclusione per aver ucciso con due coltellate la moglie, Licia Zambon, 81 anni, malata di demenza senile. È la condanna che il giudice per...
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Berta, difeso dall’avvocato Luca Azzano Cantarutti di Adria, non era presente in aula: si trova agli arresti domiciliari dal giugno del 2019. Il legale ha cercato di dimostrare che si è trattato di omicidio del consenziente, ipotesi meno grave del’omicidio volontario, ma non è riuscito a trovare alcun riscontro al racconto fornito dallo stesso imputato, il quale ha sostenuto che sarebbe stata la moglie a chiedergli di porre fine alle sue sofferenze.
I figli dell’anziano non si sono presentati in Tribunale, ma i rapporti con il padre sono ripresi dopo lo choc iniziale. «Come difesa pur nella tragicità del fatto siamo contenti che giudice abbia riconosciuto le attenuanti calibrate alla realtà processuale - ha dichiarato l’avvocato Azzano Cantarutti - Il signor Berta non è un feroce assassino, ma una persona che ha compiuto un gesto dettato da una situazione estremamente difficile».
Licia Zambon fu colpita mentre stava dormendo da due fendenti al collo, inferti con un coltello a serramanico. È stato lo stesso anziano, dopo essersi ripreso dal tentativo di suicidio, a raccontare con lucidità al giudice il senso di disperazione che quella sera lo spinse ad accoltellare a morte l’amata moglie. Berta ha lasciato sul tavolo della cucina una pagina scritta a mano nella quale ha spiegato le ragioni del suo gesto. A trovare il corpo senza vita della donna fu la badante. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino