I risultati dell'autopsia sul corpo di Giulia: «Ecco come è stata strangolata»

Roberto Coco e la vittima, Giulia Lazzari
ADRIA - Dall’autopsia una prima conferma dell’attendibilità del racconto fatto da Roberto Lo Coco, che ha ammesso di aver stretto le mani attorno al collo...

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ADRIA - Dall’autopsia una prima conferma dell’attendibilità del racconto fatto da Roberto Lo Coco, che ha ammesso di aver stretto le mani attorno al collo della moglie Giulia Lazzari, soffocandola.

 
A sottolinearlo è l’avvocato Enrica Fabbri, che assiste il padre e la madre di Giulia, Devis e Moira, parti offese nel procedimento per omicidio volontario, aggravato dal rapporto coniugale e dalla premeditazione, nei confronti del genero, sulla base di quanto riferito dal consulente di parte, il medico legale, libero professionista di Este, Luca Massaro. «Dai primi esiti dell’esame autoptico – spiega il legale dei familiari di Giulia – emergono elementi in linea con la strada che sta seguendo la Procura: lo strangolamento c’è stato ed è stato quello la causa della morte di Giulia. Per il momento non ritengo necessario rivelare ulteriori dettagli, anche perché il consulente della Procura non si è ancora espresso».  La difesa di Lo Coco, affidata d’ufficio all’avvocato Anna Osti, non ha nominato un proprio consulente, mentre il sostituto procuratore Sabrina Duò, cui fanno capo le indagini, si è affidata al medico legale ferrarese Lorenzo Marinelli, cui sono stati dati 60 giorni di tempo per elaborare la propria relazione.
L’AGGRESSIONE
Un aspetto delicato è quello legato al fatto che, almeno secondo quanto trapelato, al momento del ricovero la ragazza non presentasse segni sul collo, tali fa far pensare che la causa dell’arresto cardiaco, con edema polmonare ed edema cerebrale, provocati da anossia fosse riconducibile al fatto che qualcuno l’avesse strangolata. Il pomeriggio dell’8 ottobre, quando c’è stato il drammatico litigio fra i due, era stato il fratello di Lo Coco, trovandosi di fronte alla 23enne cognata agonizzante, a chiamare il 118. Tuttavia, solo la mattina dopo, la madre di Lo Coco e la zia della 23enne, alle quali il 28enne aveva confessato di aver strozzato la moglie, hanno spiegato in ospedale cosa fosse accaduto alla giovane, mettendo così in moto i carabinieri che hanno poi rintracciato Lo Coco a Corbola.
RAGAZZA ESILE
La mancanza di segni evidenti sul collo sembra anche dovuta al fatto che Giulia era una ragazza esile e minuta, con il corpo di una bambina, “un uccellino”, per cui anche una pressione non esagerata è bastata a soffocarla. Il sabato successivo Lo Coco è poi finito in carcere con l’accusa di tentato omicidio. Cambiata lo scorso 17 ottobre, quando Giulia si è spenta dopo un’agonia durata 9 giorni, in coma farmacologico, prima in Rianimazione ad Adria, poi a Rovigo, con la contestazione dell’omicidio volontario premeditato, perché da alcuni suoi scritti sarebbe emersa una precedente volontà di compiere un doppio eclatante gesto di omicidio-suicidio.
PERIZIA PSICHIATRICA

Uno snodo fondamentale sarà la perizia psichiatrica sull’imputato, nella forma dell’incidente probatorio, istituto che prevede la formazione della prova anticipatamente, già in fase di indagini preliminari, rispetto all’eventuale dibattimento pur conservando le stesse regole del contraddittorio nel dibattimento. L’udienza per il conferimento dell’incarico è in calendario il 13 novembre. La Procura si è rivolta allo psichiatra forense Luciano Finotti, dirigente dell’Ulss 5, mentre l’avvocato Osti aveva già da subito anticipato la propria intenzione di rivolgersi al dottor Emanuele Toniolo, direttore del Dipartimento Salute Mentale dell’Ulss 5, perché valutasse con una perizia se il proprio assistito, con una grave dipendenza da eroina, fosse in grado di intendere e volere. L’avvocato Fabbri, invece, si è affidata allo psichiatra criminologo e forense Diego Arsie di Bassano del Grappa. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino