Operaio tenta di uccidere la moglie con un mattarello: condannato a 10 anni

Il giudice ha disposto una provvisionale di 30mila euro da versare alla vittima

ODERZO - «Venite, ho ucciso mia moglie». Abdelsatar Selmi, operaio tunisino di 58 anni, aveva pronunciato queste parole al telefono con il 112 dopo aver colpito la...

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ODERZO - «Venite, ho ucciso mia moglie». Abdelsatar Selmi, operaio tunisino di 58 anni, aveva pronunciato queste parole al telefono con il 112 dopo aver colpito la consorte, una 46enne, alla testa con un mattarello al culmine dell’ennesima lite. Per quei fatti l’uomo si trova ancora in carcere e ieri, difeso dall’avvocato Giuseppe Muzzupappa, è stato condannato con rito abbreviato dal gup Carlo Colombo a 10 anni di reclusione. Il giudice ha anche disposto una provvisionale di 30mila euro nei confronti della vittima, che si era costituita parte civile con l’avvocato Francesca Ginaldi. «Presenteremo immediato appello contro questa sentenza - ha affermato l’avvocato Muzzupappa - La perizia medico legale ha stabilito che le ferite inferte non erano tali da provocare la morte. Non è un caso di tentato omicidio ma di lesioni gravi». 


LA VICENDA
Era il 4 novembre scorso, poco dopo le 9.30, quando tra marito (ormai ex) e moglie è scoppiato l’ennesimo litigio all’interno di un appartamento di un complesso residenziale in via Sgarbariol a Oderzo, a lato della caserma Zanusso, ricavato dalla riconversione degli ex magazzini Salpa. Una lite scaturita sia per motivi di gelosia che economici. L’operaio accusava la moglie di sperperare tutti i soldi della famiglia al videopoker. Ha cominciato a colpirla al capo e in altre parti del corpo con un mattarello in legno. Dopo il raptus, era stato lo stesso aggressore che, in modo confuso, aveva detto alle forze dell’ordine di aver ucciso la moglie. Per fortuna non è stato così. I soccorritori che si sono presi cura di lei l’hanno trovata sanguinante ma cosciente. Chiazze di sangue erano nell’appartamento, che si trova al primo piano, ma anche sullo zerbino e sull’uscio di casa.


LA DIFESA


Durante l’interrogatorio di convalida dell’arresto, il 58enne si era difeso dicendo di aver perso la testa: «Non so cosa mi è preso: stavamo litigando e l’ho colpita ma non volevo ucciderla». Davanti al giudice aveva aggiunto: «Stavo facendo il pane, avevo il mattarello in mano e in un attimo l’ho colpita». La donna aveva già presentato istanza di separazione dal marito, ma poi aveva deciso di riaccoglierlo in casa. Cinque mesi più tardi si è verificato l’episodio. «Se avesse voluto ucciderla avrebbe impugnato un coltello o comunque qualcosa che provocasse la morte, non un mattarello - aveva sottolineato l’avvocato Muzzupappa - Il suo è stato un gesto istintivo». Motivo per cui aveva chiesto la derubricazione del reato in lesioni gravi. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino