Notaio rinviato a giudizio, l'accusa è abuso d'ufficio e estorsione con metodi mafiosi

Notaio rinviato a giudizio, la Gdf ha raccolto la denuncia dell'impresario edile
SAONARA - La procura Venezia ha chiesto il rinvio a giudizio di un notaio di Saonara, Gianluigi Maculan, con l'accusa di abuso d'ufficio ed estorsione con metodi mafiosi...

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SAONARA - La procura Venezia ha chiesto il rinvio a giudizio di un notaio di Saonara, Gianluigi Maculan, con l'accusa di abuso d'ufficio ed estorsione con metodi mafiosi ai danni del costruttore edile Mario Borella, consigliere comunale a Camponogara dal 2014 al 2019, e candidato sindaco a Mira per la Lega nel 2012.


L'udienza preliminare a carico di Maculan, 46 anni, era fissata per la mattina di ieri, di fronte al gup Laura Alcaro, ma è stato necessario disporre un rinvio al prossimo 27 giugno in quanto non vi era prova dell'avvenuta notifica all'imputato. A sostenere l'accusa è la sostituto procuratore antimafia Paola Tonini, la quale aveva perquisito il notaio padovano nel 2019, nell'ambito di un'inchiesta a carico di alcuni presunti esponenti dell'ndrangheta calabrese affiliati a Grande Aracri, la cosca facente capo alla famiglia Bolognino, che portò all'arresto di una trentina di persone per numerosi episodi.
Tra i principali indagati in quella operazione figurava Antonio Genesio Mangone, 56 anni, originario di Cosenza, il quale fu incastrato dalle confessioni di due imprenditori veneti, Leonardo Lovo, di Campagna Lupia, e Adriano Biasion, di Piove di Sacco, i quali raccontarono di aver emesso false fatture per conto dell'ndrangheta.

L'ESTORSIONE

A Mangone viene addebitato un ruolo di protagonista nella presunta estorsione denunciata da Borella che, nel 2015, gli aveva venduto un negozio, a Sanbruson di Dolo, del valore di 75 mila euro. Secondo gli accordi, il pagamento sarebbe dovuto avvenire entro un anno, ma i soldi non furono versati e così Borella iniziò a protestare. Successivamente Mangone propose all'imprenditore di cedergli in cambio un appartamento, che poi risultò ipotecato. Infine, nel febbraio del 2018, gli disse di aver trovato i soldi e i due si trovarono di fronte al notaio Maculan per chiudere la partita. Borella sostiene che Mangone minacciò lui e la sua famiglia per fargli firmare a titolo di quietanza un documento nel quale attestava di aver ricevuto il denaro, e lo stesso notaio avrebbe fatto forti pressioni a tal fine. L'imprenditore afferma che il denaro non gli fu versato: ricevette soltanto la fotocopia di un assegno, peraltro non coperto.


Dopo l'arresto di Mangone e dei suoi complici, nel 2019, Borella si recò dalla Guardia di Finanza per raccontare tutto ciò che gli era accaduto, fornendo importanti riscontri agli investigatori, a cui spiegò che Mangone gli era stato presentato dall'amico Adriano Biasion, di cui si fidava. Ora l'imprenditore è intenzionato a costituirsi parte civile contro il notaio con l'avvocato Emanuele Compagno. Maculan, assistito dall'avvocatessa Anna Desiderio, è pronto a difendersi davanti al giudice per dimostrare la propria estraneità alle accuse. Dopo la perquisizione spiegò che Mangone gli era stato presentato da Biasion, di cui era notaio di fiducia. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino