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L’assordante silenzio con cui a Nordest i dirigenti di prima fila e i più importanti amministratori delle Lega hanno accolto l’esito della partita per l’elezione del Capo dello Stato, è eloquente più di qualsiasi intervista del clima e del disagio che si respira in questi giorni dentro il movimento. E non solo lì. Basta infatti qualche informale scambio di battute nel territorio per capire come i sentimenti (e i risentimenti) che agitano tanti militanti e amministratori siano largamente condivisi anche dai tanti pezzi di mondo dell’impresa e di società civile che, in questi anni, hanno garantito il primato politico della Lega in Veneto e Friuli Venezia Giulia, apprezzandone il pragmatismo e l’efficienza amministrativa. In discussione non c’è ovviamente la conclusione della vicenda quirinalizia: Sergio Mattarella da Capo dello Stato ha sempre goduto a Nordest di ampi consensi (l’ultimo sondaggio del nostro Osservatorio lo collocava oltre 70% di gradimento) e, in un contesto internazionale così carico di incertezze come quello attuale, il segnale di stabilità che la sua riconferma (e quella del governo Draghi) porta con sè, non poteva che essere apprezzato a Nordest.
Il malessere, dentro e fuori la Lega, ha un’altra origine: lo sconcerto generato dalla convulsa e inconcludente gestione dell’elezione del Presidente della Repubblica da parte del Carroccio e, in particolare, del perchè ci sono pochi dubbi: il surreale gioco dell'oca che ha visto per una settimana i partiti affannarsi intorno al Quirinale, salvo poi tornare tutti al punto di partenza, ha lasciato ferite e lacerazioni in ogni forza politica. Al Paese e ai cittadini è stato offerto uno sconfortante spettacolo di inadeguatezza e di inconsistenza, da cui quasi nessuno può chiamarsi fuori. Ma da questo passaggio sono la Lega e soprattutto il suo leader ad uscire più ammaccato e in crisi. Diversi osservatori in questi giorni hanno accusato Salvini di ignorare la grammatica istituzionale, ossia quelle regole base necessarie per affrontare passaggi delicati come l'elezione di un Capo dello Stato. Sappiamo che Salvini non gode di ottima stampa in molti ambienti, ma è difficile non essere d'accordo con queste critiche. Le modalità con cui, per esempio, Elisabetta Casellati è stata mandata al massacro o il modo in cui è stata bruciata in diretta tv la candidatura di Elisabetta Belloni parlano da sole.
Il Gazzettino