Nordest, la povertà bussa a 50 anni Italiana una persona indigente su 3

Nordest, la povertà bussa a 50 anni Italiana una persona indigente su 3
Mentre esplodono gli acquisti di auto, e il turismo ha ripreso ad andare a gonfie vele, gli italiani (e i veneti) riscoprono i poveri. Merito (o colpa?) della Caritas, che...

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Mentre esplodono gli acquisti di auto, e il turismo ha ripreso ad andare a gonfie vele, gli italiani (e i veneti) riscoprono i poveri. Merito (o colpa?) della Caritas, che lunedì ha diffuso il suo rapporto nazionale da cui si scopre che le persone in situazioni di indigenza sono 4.6 milioni in tutto il paese, 850mila delle quali nel Veneto. Percentualmente sono più che raddoppiate dall’anno precedente l’esplodere della crisi, il 2007. Significativo il fatto che la povertà riguardi soprattutto i giovani fra i 18 e i 34 anni (il 34% del totale dei poveri, oltre una persona su 10), e che essa decresca (fino a 0,4 persone su 10) col crescere dell’età. In regione il dato relativo ai giovani è un po’ meno drammatico (il 20.1%, stanno peggio i 35-44enni) ma comunque rimane per nulla rassicurante.

Ma chi sono, i nuovi poveri, e come vivono la loro situazione? A queste domande risponde un altro rapporto, completato proprio nelle scorse settimane dalla Caritas del Triveneto, che si focalizza sugli ultimi degli ultimi, quelli che la povertà ha ridotto senza una casa, spesso in solitudine e in situazione di dipendenza, in particolare dall’alcool. Uno o più gradini più in basso, dunque, di coloro che riescono comunque a trovare un aiuto e un sostegno nella loro "famiglia allargata".
«Il rapporto è stato realizzato fotografando la situazione dei 17.500 utenti dei nostri 130 Centri di Ascolto - dice Don Marino Callegari, che da Chioggia coordina le 15 Caritas diocesane del Nordest - ed evidenzia le situazioni di più grave marginalità, su cui gli enti pubblici dovranno intervenire, prima che si trasformino in vere e proprie bombe a tempo».
Alcuni dati sono riassunti nella tabella qui sotto (relativa ai 13.685 presi in carico solo nel 2015), ed evidenziano, in sintesi, una prevalenza di immigrati sugli italiani (il 68% contro il 32) , un’alta percentuale di uomini soli (il 44% degli italiani, quasi il 29% degli stranieri) e di donne con figli (la metà delle donne straniere, una su quattro fra le italiane), e una forte presenza di poveri fra i quaranta-sessantenni italiani e fra i trenta-cinquantenni stranieri.
«Non facciamo che registrare le ricadute della crisi - spiega Don Marino Callegari - che ha impoverito soprattutto il ceto medio e aggravato le condizioni di coloro che già fronteggiavano situazioni di precarietà economica, sanitaria e di relazioni. Rispetto al dato della Caritas nazionale abbiamo meno giovani perchè ai nostri centri si rivolgono semmai i loro genitori».
Il Delegato Caritas del Nord Est replica anche alle considerazioni del governatore del Veneto Luca Zaia che ieri aveva messo in guardia dal rischio di una guerra fra poveri «considerato che lo Stato stanzia solo un milione di euro per i poveri italiani e ben quattro per l’accoglienza dei migranti».

«Detta così è come commentare il risultato di una partita avendo visto solo gli ultimi cinque minuti - dice don Marino Callegari - Non è perchè arrivano gli immigrati che aumenta la povertà in Italia. Gli indigenti c’erano anche prima, sono aumentati a causa della crisi e delle disparità sociali. E non è vero che il Paese potrebbe destinare i 35 euro giornalieri degli immigrati ai nostri poveri: questi soldi in parte arrivano dall’Europa, se li usassimo per altre finalità non ce li darebbero più». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino