Chions in festa per le 108 candeline di Gelmira. Il segreto della longevità? «Mi piace giocare a tressette»

Aiuta ancora nelle faccende di casa, pedala sulla cyclette, legge i quotidiani e va a trovare le sue amiche

Chions in festa per le 108 candeline di Gelmira. Il segreto della longevità? «Mi piace giocare a tressette»
CHIONS - È la nonna più anziana di Chions, ma anche una delle donne più longeve di tutta la provincia di Pordenone. Lei è Gelmira Bravo, che domani,...

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CHIONS - È la nonna più anziana di Chions, ma anche una delle donne più longeve di tutta la provincia di Pordenone. Lei è Gelmira Bravo, che domani, attorniata dalla sua famiglia e da qualche conoscente, spegnerà ben 108 candeline. Gelmira vive a Villotta di Chions con il figlio, l’architetto Mario Liut, la nuora Luciana e i nipoti. Dopo la messa, alle 18.30, nella chiesa di San Giorgio, si terrà un rinfresco e un brindisi, con il taglio dell’immancabile torta. Lucida e attiva ricorda ancora gli anni della giovinezza, anche se lei dice “non tutti”, il periodo delle due guerre, il matrimonio, la nascita dei figli. 


IL SEGRETO
Il suo elisir di lunga vita è un mix fatto di fede, semplicità, amore per la propria famiglia, una sana e parca alimentazione, intervallata spesso da un digiuno da dolci e farine, avere degli interessi, leggere, viaggiare, giocare a carte e passeggiare. Poi, senza dubbio, c’è anche una predisposizione genetica. Gelmira è nata a Chions l’11 maggio del 1915, ed è scampata all’influenza spagnola, a due guerre mondiali, ha superato il Covid. L’unica farmaco che prende è una pastiglia per la protezione dello stomaco, per il resto la pressione è in ordine, così come il cuore, ha solo qualche dolore alla schiena e alle ginocchia. Un traguardo importante, raggiunto in buona salute fisica e mentale: «Ringrazio il Signore per avermi concesso questo privilegio - dice lei - di cui gli sono grata». Gelmira ha una sorella più giovane, in Canada, si chiama Teresa, ma tutti la chiamano Gina e a marzo di quest’anno ha compiuto 100 anni, e oltre a Mario ha altri due figli, Ezio e Rosella, quest’ultima molto conosciuta per l’attività teatrale condotta con il marito Aldo Presot.


IL TRESETTE
Racconta la figlia Rosella, molto vicina alla mamma: «Per il compleanno della sorella voleva partire per il Canada, ma il passaporto era scaduto e comunque le abbiamo fatto capire che sarebbe stato un viaggio impegnativo. Ma è già pronta per le vacanze, in montagna, nel Tarvisiano, e poi al mare, a Caorle. Certo – spiega la figlia – seppur autosufficiente, è sempre seguita, a casa e fuori. E se stare tra i fornelli le è sempre piaciuto, ora le abbiamo detto stop, però pulisce le verdure, piega la biancheria, pulisce e mette in ordine, fa dei piccoli lavori senza affaticarsi troppo. Una delle cose che ama di più è giocare a carte e vince quasi sempre lei – afferma – il suo gioco preferito è il tresette, un passatempo che continua ad apprezzare e coltivare quasi tutte le sere. Con chi? Con la sottoscritta. Verso le 20.30 sono da lei e si gioca, è solo che, a una certa ora, a me viene sonno, mentre lei vorrebbe continuare. Il tresette in particolare, richiede una buona concentrazione e lucidità ed è un esercizio utile per tenere allenata la mente. Lei in questo è imbattibile. Poi sa fare i conti con la mente, è davvero unica. Questa è la sua giornata: si alza alle 7, si veste e si lava, poi prepara il caffè per tutti e, per lei, l’orzo. Consuma uno yogurt, pane e marmellata. Poi si fa un’oretta di cyclette e prega, solitamente sono 4 rosari, legge i quotidiani e alcune riviste e quando ne ha necessità l’accompagno all’ufficio postale, come l’altra mattina, perché doveva riscuotere dei soldi per fare i regali ai nipoti e per la solidarietà. Altre volte l’accompagno a salutare alcune anziane che vivono nel comune».


Gelmira, ricorda che, da poco compiuti i vent’anni, perse il padre Geremia, che aveva solo 48 anni. Fu allora che prese in mano le redini della famiglia, trovò lavoro come commessa alla cooperativa del paese e conobbe il marito Fiorello. Una felicità che durò poco: lui partì per la guerra in Grecia, fu fatto prigioniero a Dresda e tornò a casa dopo tre anni. Rimasto infermo, lei lo accudì fino alla morte, avvenuta oltre 20 anni fa. E, ripercorrendo i tanti episodi tristi della sua esistenza, pensa ancora a un figlio perso a pochi giorni dalla nascita.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino