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TREVISO Il vescovo di Treviso, Michele Tomasi, finisce nel mirino dei no vax. Galeotte le sue dichiarazioni d'appoggio a Papa Francesco, secondo cui vaccinarsi è doveroso oltre a essere una scelta etica. Parole riportate ieri mattina in un post su Facebook dal sindaco Mario Conte, che condivide la posizione della diocesi di Treviso, a cui sono seguiti centinaia di commenti, sfociati subito in attacchi personali e professionali sia a monsignor Tomasi che allo stesso primo cittadino. Si passa dalle accuse di propaganda mediatica agli interessi occulti della Chiesa con le case farmaceutiche, arrivando ovviamente a negare i pericoli della pandemia. «Pensi alle anime, non è un medico» è il commento più ricorrente, seguito da «al mio corpo ci penso io», oppure da «le studiate tutte per manipolare la gente». Immancabili anche «il vaccino se lo faccia lei» e «adesso anche i vescovi sono diventati influencer». C'è inoltre chi calca la mano, tirando in ballo fantomatici «problemi gravi della Chiesa». La diocesi, a fronte di queste aggressioni social, ha preferito non replicare per non dar adito a discussioni ancor più accese.
No vax
Dopo qualche decina di commenti di singoli utenti, sul profilo del sindaco Conte è iniziato anche il bombardamento della frangia no vax più agguerrita, con tanto di link apribili soltanto su Telegram che rimandano a un gruppo con oltre 5.700 iscritti che si chiama Voce di lotta non violenta per la libertà e i diritti umani.
I commenti
Al di là delle manifestazioni di solidarietà, sul caso è intervenuto senza mezze misure anche Salvo Di Grazia, medico specialista in Ginecologia in servizio negli ospedali dell'ex Usl di Conegliano e Vittorio Veneto, uno dei punti di riferimento a livello nazionale contro le bufale nel campo della salute, in primis attraverso il suo blog Medbunker, oltre che uno degli autori della rubrica della Federazione nazionale degli Ordini dei medici ideata proprio per smascherare le notizie infondate nell'ambito della medicina. «Tutto l'anti-vaccinismo è basato sull'irrazionalità. C'è chi avanza dei dubbi in buona fede. Ma purtroppo ci sono anche e soprattutto delle frange ideologizzate con le quali è praticamente impossibile riuscire a discutere. E' come confrontarsi sul calcio con un tifoso che non ha un atteggiamento razionale. Una partita persa - afferma Di Grazia - C'è una sorta di ribellione rispetto ai consigli dei medici e delle autorità in generale. Uno dei punti di partenza è la cattiva informazione che affolla internet. All'inizio la gravità dell'epidemia sembrava aver sopito questa ribellione. Ora invece è ripartita, anche più forte di prima. E le cose purtroppo sono rese ancora più complicate dalle affermazioni di medici e di politici a dir poco disinformati ».
Giuliano Pavan
Il Gazzettino