C'è un buco nel sistema di protezione delle Rsa: dipendenti no vax nelle cucine

C'è un buco nel sistema di protezione delle Rsa: dipendenti no vax nelle cucine
PORDENONE - C'è un buco nel sistema di protezione a doppia mandata delle case di riposo. Sono sì i luoghi maggiormente protetti dalla campagna di vaccinazione,...

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PORDENONE - C'è un buco nel sistema di protezione a doppia mandata delle case di riposo. Sono sì i luoghi maggiormente protetti dalla campagna di vaccinazione, dal momento che il siero copre ormai da mesi la maggior parte degli ospiti e degli operatori sanitari, ma non è stato calcolato un dettaglio: non esiste alcun obbligo vaccinale a carico di chi ad esempio lavora nelle cucine che servono proprio le residenze per anziani. E ci sono strutture che devono fare i conti con dipendenti che rifiutano la somministrazione del siero.


IL PROBLEMA
L'Azienda sanitaria del Friuli Occidentale, interpellata da molti direttori delle case di riposo del territorio, è stata chiara: il personale che lavora nelle cucine delle residenze per anziani non può essere obbligato a vaccinarsi. Le direzioni, invece, volevano che si arrivasse proprio alla decisione contraria, perché temono un pericolo reale. È vero, i focolai che si sono innescati tra persone che si erano già vaccinate con la doppia dose non hanno mai provocato conseguenze serie. I positivi sono rimasti pressoché asintomatici e non si è tornati alla situazione drammatica dell'autunno. Ma la comparsa di un contagio in una casa di riposo provoca sempre preoccupazione: soprattutto causa in ogni caso l'isolamento di un nucleo o dell'intera struttura, con ricadute pesanti sulla vita degli anziani. Ecco perché il problema legato ai dipendenti non sanitari è tornato ad essere attuale. La percentuale di rifiuto di fronte alla possibilità di vaccinarsi, infatti, se paragonata a quella riscontrata tra i sanitari è molto più alta. «Pensiamo alla possibilità che un dipendente positivo possa contaminare il piatto o il vassoio su cui porta il cibo, o magari gli stessi alimenti», è l'ipotesi avanzata da uno dei direttori delle case di riposo del Pordenonese.


I NODI
In questo caso, però, il decreto varato dal governo Draghi, che a carico dei sanitari no vax prevede la possibilità di demansionare o di spostare di ruolo il dipendente contrario al vaccino, non si applica. La norma, infatti, parla dello spostamento della persone vero un ruolo che non sia a contatto diretto con gli ospiti anziani. E i dipendenti che lavorano nelle cucine sono già lontani dal contatto. «Eppure i cuochi delle case di riposo e gli inservienti vengono tamponati regolarmente come gli operatori sanitari. Allora perché non dovrebbero essere allo stesso modo vaccinati?», si chiede un altro direttore del Pordenonese. In effetti è un bel garbuglio, che in questo momento non trova una soluzione.


LE INIZIATIVE
Ci devono pensare allora i datori di lavoro, quindi nella maggior parte dei casi le stesse Asp che reggono le sorti delle case di riposo. C'è infatti chi sta pensando a provvedimenti restrittivi non basati sulla norma varata dal governo Draghi, ma su un'interpretazione estensiva del concetto di sicurezza sanitaria dei luoghi a rischio. «In questi casi è importante la catena del contagio - spiega un direttore del territorio - e tutti ne fanno parte: dalla dirigenza sino agli operatori sanitari. Useremo la leva propria del datore di lavoro per fare in modo che tutti siano vaccinati all'interno delle case di riposo». Quindi potrebbero arrivare conseguenze pesanti per chi si rifiuta ma si aprirebbero le porte anche a una coda legale della vicenda, perché non è escluso che il dipendente demansionato o costretto alle ferie forzate si rivolga a un legale per tutelare la sua posizione.
Per quanto riguarda le posizioni sanitarie, invece, la macchina è già avviata e a breve arriveranno in seno all'Azienda pordenonese i richiami da parte della Regione.


M.A.

 

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Il Gazzettino