I 40 no-vax davanti al giudice, l'avvocato: «L’Ulss non può cacciarli per non bloccare i reparti»

BELLUNO - Il ricorso dei 60 operatori sanitari (contro l’Ulss e le rsa per cui lavorano) non può essere liquidato come una semplice presa di posizione senza...

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BELLUNO - Il ricorso dei 60 operatori sanitari (contro l’Ulss e le rsa per cui lavorano) non può essere liquidato come una semplice presa di posizione senza conseguenze. Della serie: non vogliono fare il vaccino, allora li lasceremo a casa. Perché, se non si arriverà a un compromesso, l’azienda sanitaria rimarrà letteralmente in mutande. Dei 60 ricorrenti, infatti, almeno 40 lavorano negli ospedali della provincia. «Sono più di due terzi del totale», confida l’avvocato Andrea Colle che li assiste nel ricorso. E aggiunge: «Hanno dichiarato di voler andare fino in fondo e lo faranno con ragione di causa. Bisognerebbe ammirarli anziché dire che sono degli assassini».

IL RICORSO BIS

Un passo indietro. La decisione del ricorso è nata due settimane fa quando l’Ulss 1 Dolomiti ha iniziato ad inviare le lettere a coloro che non si erano vaccinati chiedendo chiarimenti in merito alla posizione di ciascuno. Un’azione necessaria dopo il decreto 44 del primo aprile che ha imposto l’obbligo vaccinale per “gli esercenti le professioni sanitarie e gli operatori di interesse sanitario”. È ciò che viene contestato nel ricorso. «Il decreto ha seri vizi di legittimità», spiega l’avvocato Colle. A Belluno hanno rifiutato il vaccino 370 dipendenti dell’Ulss 1 Dolomiti e delle case di riposo. Chi per motivi sanitari, chi per impegni e chi per scelta. Ora, però, devono certificarlo e mettersi in regola altrimenti scatta la sospensione dal servizio fino al 31 dicembre o fino a quando decideranno di vaccinarsi. Per evitare la conseguenza peggiore, cioè rimanere a casa per tutto l’anno, 60 medici, infermieri e operatori socio sanitari si sono rivolti a un legale. L’obiettivo è quello di far valere le proprie ragioni in tribunale. Proprio come fecero i 10 oss dipendenti delle case di riposo Sersa-Gaggia Lante e di Sedico Servizi che si videro però rigettare le richiesta dal Tribunale di Belluno.

LE RAGIONI

Il ricorso, depositato dall’avvocato Andrea Colle, verte sulla presunta illegittimità costituzionale del decreto aprile. In altre parole, il personale sanitario deve essere libero (secondo i ricorrenti) di scegliere se vaccinarsi o meno. Tutto congelato fino alla decisione del giudice, quindi? «Loro, alla lettera, non rispondono». Così, tuttavia, rischiano la sospensione dal servizio. «Certo, se l’Ulss vuole chiudere 2 o 3 reparti…». L’avvocato Colle spiega che tra i ricorrenti ci sono anche diversi medici che lavorano in reparto. In totale, contando infermieri e oss, sono più di 40. «Hanno fatto il decreto e ora subiscono la mina vagante – continua il legale – Il ricatto ha funzionato, sarebbero stati 4 volte di più quelli che non volevano farlo, il problema è che la gente è senza soldi, ha il mutuo e figli a carico. Si chiama estorsione in termini tecnici». Eppure il problema rimane. Più di 40 persone rischiano di lasciare l’ospedale e vista la carenza di personale sanitario l’Ulss 1 Dolomiti non può permetterselo.

IL TRIBUNALE

«Affronteremo il problema più avanti – dichiara il direttore generale Ulss, Maria Grazia Carraro – Facciamo un passo alla volta. Ora c’è il ricorso. Sono fiduciosa nella decisione del giudice». L’udienza si terrà il 25 maggio in Tribunale a Belluno davanti al giudice Anna Travia. Lo stesso magistrato che a marzo aveva rigettato il primo ricorso portato avanti da 10 oss dipendenti delle case di riposo Sersa-Gaggia Lante e di Sedico Servizi. «Con questo giudice si sa già che provvedimento uscirà – commenta l’avvocato Colle – Noi comunque abbiamo impugnato e vedremo cosa viene fuori. Ho depositato una perizia e una serie di considerazioni». E conclude: «Tengo a sottolineare che i ricorrenti non sono “no-vax”. Ma - dice testuale - il dna di scimmia te lo metti in corpo tu se vuoi (si riferisce ad AstraZeneca, ndr)». 

 

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Il Gazzettino