Scuola proibita al bimbo malato. «Rinuncio a tutto, gli insegnerò io»

Leonardo Gerino
TREVISO - Io, insegnante richiesto dalle famiglie no-vax per l'educazione parentale, lascio tutto e vengo al nord per insegnare al bimbo di 8 anni che ha sconfitto la leucemia...

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TREVISO - Io, insegnante richiesto dalle famiglie no-vax per l'educazione parentale, lascio tutto e vengo al nord per insegnare al bimbo di 8 anni che ha sconfitto la leucemia ma non può andare a scuola a causa dei compagni non vaccinati. Dalle colonne del Gazzettino la notizia è diventata mainstream. E Leonardo Gerino, docente romano con anni di esperienza nel settore pubblico e privato a tutti i livelli, dalla scuola superiore all'educazione parentale, ha preso carta e penna offrendosi come insegnante a domicilio per il bambino oggi di fatto escluso dalla frequenza a scuola.«Dopo aver riflettuto ed essermi confrontato con le persone a me vicine, voglio dire apertamente, anche a costo di subire attacchi, minacce e insulti come troppo spesso sta accadendo negli ultimi tempi, che il diritto allo studio debba essere garantito sempre, senza subire la negativa e pericolosa influenza dell'ignoranza no-vax. A un bambino, per di più, che molto ha già sofferto e che ora si  trova nuovamente in pericolo, lontano da quell'ambiente, la scuola, che tanto dà a chi la vive ogni giorno».

Gerino, è un appello di principio o lei sarebbe disposto a trasferirsi sul serio?
«Tra agosto e settembre ogni anno io organizzo il mio lavoro. Credo che nella vita si debbano fare scelte ben oltre il proprio utile. E questo è un caso simbolico, nel quale ritengo le persone debbano fare qualcosa di concreto. Allora dico: che un bambino immunodepresso non possa andare a scuola perché dei genitori, informati non si sa dove né come (Internet e l'Università della Vita su Facebook non sono fonti scientificamente ammissibili), hanno deciso di non vaccinare i propri figli, non è una situazione accettabile in un Paese che si fregia, vedremo ancora per quanto, della definizione di sviluppato'. E così, con la mia esperienza di insegnante, un Doctorate in Education Leadership ancora in corso (in una università americana), ho deciso di mettermi a disposizione della famiglia del bambino, gratuitamente, per permettergli di studiare e crescere attraverso l'homeschooling. Io mi offro come docente di materie umanistiche, e invito altri colleghi a fare come me. Il mio numero si trova in rete. E non ho nessuna difficolta a fornire, in via privata, i miei recapiti alla famiglia».
Il fatto di praticare la homeschooling l'avrà portata a contatto con moltissime famiglie no-vax.
«Il numero è cresciuto in maniera impressionante negli ultimi due anni. Molte famiglie ritengono che l'educazione parentale sia un ottimo escamotage per evitare di vaccinare i propri figli, per questo si rivolgono a me. Si offrono inoltre di pagarmi in nero, magari trattando sul prezzo. Non sanno che è una delle forme più controllate. E che non ha senso ricorrere a questo metodo se non si è davvero convinti».
E' vero che ha dovuto chiarire sul suo sito di non essere un docente per famiglie no-vax?
«In senso lato sì. Ho dovuto spiegare e precisare che questa forma di insegnamento prevede un trattamento sanitario che non è difforme dalle altre forme di educazione. E il numero di famiglie no-vax che si mettevano in contatto con noi è crollato subito».
In molti l'hanno già criticata, accusandola di volersi fare pubblicità gratis.
«Sono un docente con anni di esperienza nel settore pubblico e privato a tutti i livelli, sono una professionalità qualificata. Insegno lettere e, nello specifico, italiano, storia, geografia, latino e greco; sono anche insegnante di inglese e docente certificato Ditals II di italiano come lingua straniera. Ho inoltre competenze per l'insegnamento a studenti Dsa e sono Cultore della Materia in Linguistica applicata all'Università degli Studi Guglielmo Marconi di Roma. Non ho bisogno di questo tipo di pubblicità. La mia è una richiesta trasparente, ma in questo Paese abbiamo un vero problema in questo senso».
Qual è la sua posizione sulla condotta vaccinale? Non ritiene che dovrebbero esserci protocolli personalizzati?
«Se la maggior parte della comunità scientifica stabilisce questo, non ho le competenze per oppormi. Io mi occupo di letteratura. E lascio che ognuno faccia il proprio mestiere. La scienza ci permette di vivere in un mondo che offre, oggi, moderne cure mediche, tecnologie all'avanguardia nel campo della sicurezza  comunicazione a distanza, trasporti veloci e sempre più ecologici. Sono alcune delle più grandi conquiste dell'uomo, che rendono la nostra vita migliore senza se e senza ma».
Ma l'educazione parentale può essere una soluzione giusta nel caso del bambino trevigiano?

«É una soluzione d'emergenza, perchè la vera homeschooling prevede l'interazione con altri bambini. Ma almeno finché non si riuscirà a mandarlo a scuola al sicuro rappresenta una risposta al suo diritto educativo. Vivo a Roma, sono pronto a effettuare tutti i vaccini che dovessero eventualmente mancarmi e a pagarmi viaggio, vitto e alloggio per raggiungere la famiglia. Anche per me rappresenterebbe un'esperienza formativa e un momento di crescita. Se in un caso così emblematico nessuno si è ancora mosso, ci deve essere qualcuno pronto a farlo». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino