Marco ed Elena, i loro sogni si realizzano tra i boschi del Nevegal

Marco ed Elena, i loro sogni si realizzano tra i boschi del Nevegal
LONGARONE - A Marco Vuerich non piaceva andare a scuola: sognava l'aria aperta, i pascoli in quota, i suoi animali. Così ha lasciato prima del diploma i banchi...

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LONGARONE - A Marco Vuerich non piaceva andare a scuola: sognava l'aria aperta, i pascoli in quota, i suoi animali. Così ha lasciato prima del diploma i banchi dell'istituto agrario per trasfromare subito il suo sogno in realtà. Oggi ha 24 anni, lo sguardo deciso di chi sa quel che vuole e un'azienda a 1480 metri: siamo sul Nevegal dove Veneto Agricoltura possiede un edificio lungo la stradina forestale che dalla Casera conduce al rifugio Brigata alpina Cadore, non lontano dall'orto botanico della Forestale. Marco nel 2016 ha partecipato al bando per l'assegnazione della struttura per nove anni, lo ha vinto e un anno dopo gli hanno consegnato le chiavi, «si parte, ragazzo». La sfida di un visionario, l'incoscienza dei 20 anni, o un freddo calcolo di probabilità di successo di un progetto covato nelle lunghe sere d'inverno quando esci dalla giovinezza ed entri nell'età adulta.

 
Forse un mix di tutti e tre gli elementi: «L'agriturismo mi consente di fare la cosa che mi piace di più: preparare piatti semplici, ma genuini, a base di carne, a Puos ho 50 pecore e 4 vacche; la risposta per ora è stata buona, la gente se ne va contenta per aver gustato quel che preparo». Ora Marco predenerà parte ai corsi per diventare agrichef, una qualifica tarata su chi coniuga agricoltura e allevamento a chilometro zero con la passione per la cucina. Poi di seguito le altre tappe: «Mi piacerebbe creare qualcosa di nuovo, rendendo protagonisti i miei visitatori della vita che io faccio ogni giorno, mungendo le mucche, dando il cibo agli animali, pulendo le stalle, portandoli al pascolo», spiega con la convinzione di chi si è posto un traguardo preciso. Non solo piatti a base di agnello: da Marco all'agriturismo in Nevegal si può gustare anche il frico, retaggio di un nonno originario di Pontebba, in alto Friuli. «È un piatto a base di formaggio e patate che sulle tavole di Belluno non è molto diffuso: ho provato a proporlo quest'estate e l'accogloienza è stata davvero strepitosa». D'inverno Marco non chiude: sale dalla Casera con il quad o con le pelli di foca sotto agli sci, sabato e domenica apre ai gitanti. Il sogno? «Sarebbe il massimo riuscire a pascolare le mie 50 pecore qui in Nevegal, non sarei costretto a continui viaggi da qui a Puos per procurarmi la materia prima, ma ottenere un appezzamento qui non è facile...». Cosa ostacola più di tutto l'attività di giovani imprenditori della montagna? «La burocrazia, Coldiretti fa il massimo per affiancarci spianandoci la strada, ma dipende dalla marea di norme che di fatto paralizzano anche le operazioni più semplici come sfalciare un prato: bisogna avere il via libera da tutti i titolari delle particelle e non sempre è un'operazione facile».


LA MANDRIAA Quero Vas anche Elena Billo si è rimboccata le maniche; ha 33 anni, un diploma conseguito all'istituto agrario e una passionaccia grande per gli animali. Tanto da farne un lavoro a tempo pieno. Ha ereditato l'azienda dallo zio Francesco che ancora la affianca e la consiglia nelle scelte più impegnative, ma la sua creatura e il bed &breakfast Col Barbanich annesso e ricavato dalla casa colonica di proprietà. Sono 8 posti letto distribuiti in tre stanze curate con il gusto quasi maniacale che solo le donne sanno mettere in ciò che fanno. L'attività di allevatrice si sviluppa su 7 ettari e con 30 vacche che producono 6 quintali di latte al giorno, tutto conferito a Lattebusche. All'alpeggio altri 70 capi da rimonta sono ospitati a malga Piz in Comune di Alano di Piave. «Non è un impegno semplice conciliare le necessità dell'azienda con quelle di mamma e di moglie, ma la soddisfazione di poter dire questo l'ho creato io ti ripaga di tutte le fatiche»
G.L. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino