Netflix, la Confraternita di Valdobbiadene contro la serie tv "Odio il Natale": «Messaggi dannosi per le colline del Prosecco»

Le colline cornice del primo appuntamento tra Gianna e l'imprenditore Carlo. L'attacco: "Mischiare tre territori distinti e i vini di tre diverse Denominazioni non può che andare nella direzione sbagliata"

Polemica sulla serie tv Netflix Odio il Natale dalla Confraternita del Prosecco
CHIOGGIA/TREVISO - Popolare su Netflix ma già con le prime critiche nella realtà. La serie tv "Odio il Natale" targata Lux Vide che racconta le...

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CHIOGGIA/TREVISO - Popolare su Netflix ma già con le prime critiche nella realtà. La serie tv "Odio il Natale" targata Lux Vide che racconta le vicissitudini amorose sfortunate di Gianna che cerca un fidanzato da portare al pranzo del 25 dicembre a casa della sua famiglia a Chioggia, ha messo d'accordo gli amanti delle commedie romantiche e delle love story ma ha fatto storcere il naso alla Confraternita di Valdobbiadene che sottolinea: «Vengono trasmessi messaggi confusi, superficiali e dannosi per il territorio della Docg».

La territorialità "non rispettata" nella serie Netflix

Le colline del prosecco compaiono di fatto per una scena solamente all'interno della serie composta da 6 episodi che durano meno di un'ora ciascuno. Una scena dove le sinuose colline fanno da cornice al primo appuntamento tra la protagonista e Carlo, un facoltoso imprenditore del settore vitivinicolo e ristorativo in sedia a rotelle. Frame di una manciata di minuti che fanno una panoramica anche sul vigneto e che compaiono subito dopo quelli girati a Chioggia in un continuum territoriale del Veneto a cavallo tra le province di Treviso e Venezia dove soprattutto le colline del Prosecco vengono mostrate indistintamente tra Asolo, Conegliano, Valdobbiadene e territori limitrofi. E il nodo pare essere proprio questo. «La promozione di un territorio e del suo prodotto, laddove il messaggio sia impreciso e confuso, non solo può risultare ingannevole, ma addirittura rischia di produrre effetti svantaggiosi, specie sul lungo periodo. Comparire su una piattaforma come Netflix in linea teorica non può che avere risvolti positivi, tuttavia, nel caso specifico e per come è stata gestita la comunicazione, distorce la realtà. Se è vero che nei film e telefilm (parafrasando Gigi Proietti) “tutto è finto, nulla è falso”, allora è necessario soffermarsi sulla narrazione di un territorio che viene presentato al grande pubblico come privo di differenze. Superficialità? Perversa macchinazione? - spiegano in una nota dalla Confraternita - Di fatto la nota stampa ufficiale mette in rilievo che “per la prima volta Sistema Prosecco e Regione Veneto hanno portato avanti congiuntamente un grande progetto di branded content volto a rafforzare il binomio Prosecco-territorio, celebrando i luoghi di produzione delle tre Denominazioni e degli altrettanti consorzi: Consorzio del Prosecco DOC, Consorzio Conegliano Valdobbiadene Prosecco DOCG e Consorzio DOCG Asolo Prosecco”. Nulla da eccepire sulla bontà dell’idea, ma mischiare tre territori distinti e i vini di tre diverse Denominazioni non può che andare nella direzione sbagliata, vale a dire quella dell’omologazione e della generalizzazione».

La battaglia per la territorialità del Prosecco

Una battaglia che da tempo porta avanti la Confraternita di Valdobbiadene. «Ancora una volta - afferma il Gran Maestro Enrico Bortolomiol - siamo costretti a intervenire su un tema annoso e controverso, per la difesa della Denominazione del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg, di nuovo al centro di una campagna mediatica che sembra puntare sempre nella medesima direzione, ovvero la creazione di un sistema Prosecco sciolto dai connotati del territorio che lo identifica, sia geograficamente che storicamente». Per la Confraternita, il Consorzio di tutela Docg dovrebbe fare una scelta inequivocabile e tutelare l'immagine del territorio del Conegliano Valdobbiadene con autorevolezza. «Desideriamo ribadire il concetto - prosegue Bortolomiol - che i nostri produttori vogliono essere padroni della propria Denominazione, il che implica la secolare tradizione enoica e, non ultima, la coltivazione eroica delle Colline riconosciute Patrimonio dell’Umanità». E proseguono poi nella nota: «Nella serie tv, e negli spot che la promozionano, invece, e per esplicita ammissione dei presidenti dei Consorzi che parlano di operazione di marketing congiunta, il messaggio generale e generalista, forzatamente appiattito, riguarda le semplici “bollicine venete”, cui vanno aggiunti i set di ripresa che non distinguono i territori delle Denominazioni, in barba alle peculiarità di ciascuno, quasi a voler distribuire valore a chi ne ha meno, togliendolo a chi ne ha in abbondanza».

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Il Gazzettino