Ritrovato il film censurato sull'arresto di Benito Mussolini

PORDENONE - È passato alla storia come uno dei primi cineoperatori televisivi in Italia, pioniere anche delle riprese ciclistiche, tanto da aver contribuito alla nascita del...

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PORDENONE - È passato alla storia come uno dei primi cineoperatori televisivi in Italia, pioniere anche delle riprese ciclistiche, tanto da aver contribuito alla nascita del Museo Altolivenza a Portobuffolè.


Ma Duilio Chiaradia, nato a Caneva nel 1921 e morto a Erba (Como) nel 1991, è stato anche l’operatore cinematografico che nell’immediato dopoguerra riprese alcuni protagonisti dell’arresto di Benito Mussolini da parte dei partigiani, per un film censurato da Giulio Andreotti che ne vietò la proiezione pure all’estero (anche su istanza della famiglia Mussolini e del Comune di Dongo) perchè avrebbe potuto creare «errati e dannosi apprezzamenti sul nostro Paese» e perchè danneggiava «moralmente» l’Italia.







Un’opera considerata perduta, ora recuperata e restaurata dal Museo Nazionale del Cinema che lo ha proposto lunedì al Festival di Torino.



Chiaradia - unico professionista della troupe, attivo a Milano dove si era trasferito ancora prima della Seconda Guerra Mondiale - partecipò alle riprese di Tragica alba a Dongo, film documentario che tra il 1949 e il 1950 provò a ricostruire il tentativo di fuga in Svizzera, la cattura e la fucilazione di Mussolini e Claretta Petacci.



Poco dopo le riprese, Chiaradia venne assunto alla Rai, per la quale riprese anche il primo telegiornale, divendendo operatore di punta del canale televisivo. Di Tragica Alba a Dongo, invece, dopo la censura se ne persero le tracce, fino a quando a Trieste Salvatore Paternò trovò la pellicola nella soffitta del suocero defunto, affidandola poi al museo torinese.

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Il Gazzettino