Rivive in Friuli Venezia Giulia un evento avvenuto oltre cinquecento anni fa, del quale ne esistono testimonianze scritte ma non visive: nel 1490, a Milano, Ludovico il Moro...
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Ora, per iniziativa di Wunderkammer di Trieste, in collaborazione con diversi partner, si potranno rivivere le emozioni della Festa del Paradiso di Leonardo da Vinci (animata da macchine teatrali, illuminotecnica e scenografie che alla luce delle torce rievocavano sfere, pianeti e divinità pagane che ruotavano attorno a Giove, fanciulli vestiti da angeli) - con uno spettacolo, che andrà in scena questa sera, giovedì 16 gennaio 2020 alle 20.45 al teatro Pasolini di Casarsa (nell’ambito del festival Perle dell’associazione Antiqua e del circuito Ert); domani allo Zancanaro di Sacile (ore 21 per il festival MusicAntica); sabato a Gradisca D’Isonzo (Nuovo Teatro Comunale).
Uno spettacolo che unisce la ricerca filologica col quale sono state ricostruite musiche e danze, alla modernità delle videoproiezioni animate dal vivo dall’artista digitale Igor Imhoff, docente all’Accademia di Belle Arti di Venezia, con chiaro riferimento agli effetti ottici rotanti di Duchamp, giocando con l’immaginario del precinema e il concetto di loop. Un recupero di valori estetici eterni e attuali, in grado di parlare alla nostra sensibilità. Le musiche sono state desunte da manoscritti e da raccolte di compositori dell’epoca (compreso il franco fiammingo Josquin Desprez, che aveva lavorato per gli Sforza fino a pochi anni prima e coevo a Leonardo da Vinci).
Brani che si ispirano, come nella Festa del Paradiso originale, a musiche e danze dei paesi i cui ambasciatori erano ospiti della serata regalata da Lodovico il Moro, ora eseguiti da uno degli ensemble specializzati in musica medievale e del ‘400 più importanti a livello mondiale, laReverdie, in grado di ricreare esattamente non solo il suono, ma lo spirito di quella musica. Le coreografie – di Ilaria Sainato, che cura anche la regia - sono ricostruzioni e adattamenti di coreografie riportate nei trattati europei del secolo XV e in parte coreografie originali realizzate “in stile” quattrocentesco. Per le danze italiane la studiosa si è basata sui trattati di Guglielmo/Ambrosio da Pesaro attivo alla corte Sforzesca e Aragonese; per le danze nord europee, come riferimento è stata presa la tradizione franco-fiamminga, considerate anche le interessanti concordanze musicali che le collegano a musicisti gravitanti intorno alla corte milanese. A ogni personaggio della commedia scritta per l’occasione da Bellincioni - della quale è stata è stata mantenuta la tradizione rinascimentale del “cantar ottave” - (Giove, Apollo, le muse, le virtù, i pianeti) è stata assegnata una melodia e i musicisti “recitano” intonando la loro parte e accompagnandosi coi propri strumenti secondo una prassi che Leonardo da Vinci stesso praticava. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino