OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
PADOVA Era il 9 agosto del 2006, quando per la prima volta si parlò del Muro di via Anelli. Fu Il Gazzettino a chiamarlo così e dare la notizia che l'allora sindaco di Padova Flavio Zanonato aveva dato l'ordine di erigerlo per complicare la vita agli spacciatori che in quell'area, all'ingresso della città, si passavano la droga dal cortile del complesso Serenissima, soprannominato il bronx patavino, alla strada retrostante, cioè via De Besi. Il primo cittadino, finito alla ribalta delle cronache mondiali come il sindaco comunista che aveva chiuso in un ghetto gli immigrati che risiedevano nelle palazzine, si arrabbiò. E non poco, sostenendo che quella barriera in metallo non era un Muro stile-Berlino. Ma in poco tempo i fatti lo costrinsero a cambiare idea, perché i cittadini apprezzarono molto quella palizzata anti pusher lunga 80 metri e la considerarono una dimostrazione di attenzione nei loro confronti da parte di un amministratore che così facendo voleva tutelare la loro sicurezza e non a separare le persone. Oggi, 14 anni dopo e a poche ore dalla demolizione dell'ultimo simbolo di quel non luogo che ha segnato negativamente la storia di Padova per decenni, Zanonato, guardandolo da vicino, riconosce: «Averlo battezzato Muro come fece Il Gazzettino allora, è stato utile. Ha funzionato da deterrente per i trafficanti di droga e credo abbia contribuito poi anche alla mia riconferma. La gente riconobbe che una scelta così clamorosa era servita davvero a mettere in difficoltà gli spacciatori che non avevano più vie di fuga». Oggi, dunque, per il Muro è arrivato l'epilogo: alle 10,30 infatti, inizieranno le operazioni di demolizione. In questo momento è l'unica struttura dell'ex bronx, ma quella con il più elevato valore simbolico, a essere ancora in piedi, dopo che le sei palazzine sono state rase al suolo. Al loro posto c'è un'enorme voragine che pare avere inghiottito, come un buco nero, i condomini. Sarà una pinza meccanica a staccare pezzo per pezzo il confine anti-spaccio, ridotto a una lunga parete arrugginita, coperta di edera, ravvivata a tratti dai colori residui di un disegno dipinto anni addietro dal pittore Gioacchino Bragato.
L'EVENTO È una data storica per Padova, quindi, quella odierna e Zanonato assisterà all'operazione di smantellamento.
Il Gazzettino