ROVIGO - «Un monumento ai caduti del Covid realizzato nel posto sbagliato, incupendo un impianto sportivo da anni impegnato a portare gioia e colore alla...
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Il giudizio non è sull’opera, «di per sé apprezzabile come tutto il Wallabe Festival, ma sul contesto. Il campo Coni è frequentato principalmente da bambini e ragazzi dai 6 ai 18 anni, come altre società sportive ci impegniamo a portare atmosfere gioiose soprattutto dopo un periodo come questo. Invece il Covid rimarrà costantemente impresso, in una gigantografia davanti agli occhi di tutti gli atleti, creando un’atmosfera che incupisce invece di rallegrare. La domanda che faccio è: lo vorreste sulle pareti del palazzetto o degli altri edifici pubblici? L’impressione è che questa iniziativa sia troppo egoriferita: il Comune lo sta facendo per sé, non effettivamente per la città».
Sulla questione interviene anche il delegato provinciale Coni, Lucio Taschin, che tra i commenti invoca «più rispetto per le società sportive». Sulla pagina Facebook si è creato un dibattito, con chi difende l’opera e ritiene esplicativa la frase colorata che invita a gettare “il cuore oltre l’ostacolo”. Nel mirino l’atteggiamento dell’amministrazione: «Il Comune ha annunciato il coinvolgimento delle società sportive, nella realtà nessuno è stato contattato - riprende Bonvento - per questo motivo presenterò un’interrogazione in consiglio comunale. La giunta dimostra di non conoscere lo sport, agendo con arroganza. Cito anche l’inizio dei lavori alla tribuna che hanno comportato la chiusura degli unici bagni a servizio degli atleti alla ripresa degli allenamenti. I lavori sono necessari, ma condividere le intenzioni è altrettanto necessario: nessuno è stato avvertito dell’avvio del cantiere, avremmo potuto organizzarci». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino