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UDINE - Ricoverato in ospedale a Udine per essere curato per un tumore, muore dopo poco meno di un mese, dopo aver scoperto di aver contratto una polmonite da legionella. Il caso è stato segnalato all'Associazione Diritti del malato presieduta da Anna Agrizzi, cui si sono rivolti i familiari dell'uomo chiedendo che venisse fatta «chiarezza su come, nel 2022, in un reparto come quello di Oncologia che per definizione dovrebbe essere uno degli ambienti più protetti e sicuri per i degenti, sia stato possibile contrarre tale infezione», come si legge nella segnalazione presentata al sodalizio. Nei giorni scorsi, dopo gli approfondimenti del caso, AsuFc, attaverso l'ufficio competente, ha fornito all'associazione una dettagliata risposta in cui si ricordano tutti gli interventi di prevenzione adottati ricordando però che tali azioni «sebbene rigorosamente attuate» possono «limitare l'insorgenza, non possono ridurre a zero i rischi e i trattamenti, anche quando adeguati e tempestivi, non sono sempre in grado di portare a guarigione i pazienti, in particolare ove coesistano situazioni di rischio». Il paziente in questione, sottolinea AsuFc, come è stato accertato, «era stato preso in carico per gravi condizioni cliniche»: «l'assistenza prestata è stata coerente sul piano professionale» e «sono state messe in atto tutte le azioni necessarie, tenuto conto delle gravi condizioni generali». «Comprendendo che la mancanza di un proprio caro sia una perdita senza tempo, siamo dispiaciuti che la situazione clinica già di particolare serietà sia stata complicata da un evento non preventivabile alla luce delle evidenze generali», si conclude la missiva del referente Gestione delle segnalazioni e dei reclami Massimo Milesi.
LA STORIA
La risposta, a quanto fa sapere l'associazione, è arrivata a giugno, ma la vicenda risale a gennaio-febbraio.
L'AZIENDA
Nella risposta della Struttura Comunicazione dell'AsuFc si precisa che «gli interventi di prevenzione atti a evitare la proliferazione di Legionella pneumophia negli impianti di acqua calda sanitaria e di acqua fredda sono attivi da decenni». Inoltre, si legge, nel 2021 il Servizio di prevenzione e prevenzione aziendale ha predisposto un aggiornamento della valutazione dei rischi con un documento che «contempla indagini microbiologiche su un numero consistente di pazienti terminali che nelle degenze emato-oncologiche» «vengono effettuati con frequenza aumentata». Inoltre, «periodicamente vengono verificate le condizioni di funzionamento e di manutenzione della rete idrica» e «aeraulica. Tuttavia, a differenza di eventi epidemici o cluster di legionellosi, per i quali risulta pressocché sempre evidente una fonte limitata nello spazio e nel tempo, in molte situazioni è difficile trovare una fonte ambientale chiara, soprattutto in presenza di casi sporadici, poiché il germe è ubiquitario nell'ambiente».
Il referente nella risposta ribadisce «che l'obiettivo delle misure di prevenzione è quello di minimizzare il rischio di contaminazione attraverso gli interventi adeguati descritti nelle linee guida nazionali e internazionali» ma evidenzia che «anche se tali azioni, sebbene rigorosamente attuate da parte delle strutture competenti, come di fatto è avvenuto, possano limitarne l'insorgenza, non possono ridurne a zero il rischio».
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