Malato di tumore muore in ospedale con la legionella

Sabato 25 Giugno 2022 di Camilla De Mori
Malato di tumore muore in ospedale con la legionella
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UDINE - Ricoverato in ospedale a Udine per essere curato per un tumore, muore dopo poco meno di un mese, dopo aver scoperto di aver contratto una polmonite da legionella. Il caso è stato segnalato all'Associazione Diritti del malato presieduta da Anna Agrizzi, cui si sono rivolti i familiari dell'uomo chiedendo che venisse fatta «chiarezza su come, nel 2022, in un reparto come quello di Oncologia che per definizione dovrebbe essere uno degli ambienti più protetti e sicuri per i degenti, sia stato possibile contrarre tale infezione», come si legge nella segnalazione presentata al sodalizio.

Nei giorni scorsi, dopo gli approfondimenti del caso, AsuFc, attaverso l'ufficio competente, ha fornito all'associazione una dettagliata risposta in cui si ricordano tutti gli interventi di prevenzione adottati ricordando però che tali azioni «sebbene rigorosamente attuate» possono «limitare l'insorgenza, non possono ridurre a zero i rischi e i trattamenti, anche quando adeguati e tempestivi, non sono sempre in grado di portare a guarigione i pazienti, in particolare ove coesistano situazioni di rischio». Il paziente in questione, sottolinea AsuFc, come è stato accertato, «era stato preso in carico per gravi condizioni cliniche»: «l'assistenza prestata è stata coerente sul piano professionale» e «sono state messe in atto tutte le azioni necessarie, tenuto conto delle gravi condizioni generali». «Comprendendo che la mancanza di un proprio caro sia una perdita senza tempo, siamo dispiaciuti che la situazione clinica già di particolare serietà sia stata complicata da un evento non preventivabile alla luce delle evidenze generali», si conclude la missiva del referente Gestione delle segnalazioni e dei reclami Massimo Milesi.

LA STORIA

La risposta, a quanto fa sapere l'associazione, è arrivata a giugno, ma la vicenda risale a gennaio-febbraio. A quanto riferito dalla famiglia al sodalizio, l'uomo era stato ricoverato in Medicina d'urgenza il 17 gennaio e quindi era stato trasferito in Oncologia il 18. Dopo gli accertamenti per identificare il tipo di tumore, i familiari erano stati informati che sarebbe iniziata la radioterapia alla testa e quindi i cicli di chemio. Dopo le prime sedute, il 4 febbraio avrebbe dovuto essere dimesso per riprendere il ciclo di radioterapia il 7, ma il precipitarsi degli eventi ha stravolto le previsioni. A quanto segnalato dalla famiglia, infatti, «il 5 febbraio era stata riscontrata la presenza di febbre». Il 6 era stato comunicato che il suo stato di salute «era improvvisamente peggiorato» e che dalle analisi «risultava chiaramente che aveva contratto una polmonite». A causa dell'edema polmonare per i familiari era difficile comunicare con il loro caro. Le sedute di radioterapia erano state sospese. Il 7 febbraio, sempre secondo la ricostruzione della famiglia, i medici avevano informato i congiunti che la polmonite contratta dal loro caro sarebbe stata da legionella. «Alle nostre domande riguardo a come fosse stato possibile che ad un paziente in condizioni così fragili e ricoverato in un reparto così delicato fosse potuta accadere una cosa del genere ci era stata data una risposta vaga e insufficiente», avevano rilevato i familiari scrivendo la segnalazione all'associazione. Le condizioni del malato erano peggiorate e il 12 febbraio era morto.

L'AZIENDA

Nella risposta della Struttura Comunicazione dell'AsuFc si precisa che «gli interventi di prevenzione atti a evitare la proliferazione di Legionella pneumophia negli impianti di acqua calda sanitaria e di acqua fredda sono attivi da decenni». Inoltre, si legge, nel 2021 il Servizio di prevenzione e prevenzione aziendale ha predisposto un aggiornamento della valutazione dei rischi con un documento che «contempla indagini microbiologiche su un numero consistente di pazienti terminali che nelle degenze emato-oncologiche» «vengono effettuati con frequenza aumentata». Inoltre, «periodicamente vengono verificate le condizioni di funzionamento e di manutenzione della rete idrica» e «aeraulica. Tuttavia, a differenza di eventi epidemici o cluster di legionellosi, per i quali risulta pressocché sempre evidente una fonte limitata nello spazio e nel tempo, in molte situazioni è difficile trovare una fonte ambientale chiara, soprattutto in presenza di casi sporadici, poiché il germe è ubiquitario nell'ambiente».

Il referente nella risposta ribadisce «che l'obiettivo delle misure di prevenzione è quello di minimizzare il rischio di contaminazione attraverso gli interventi adeguati descritti nelle linee guida nazionali e internazionali» ma evidenzia che «anche se tali azioni, sebbene rigorosamente attuate da parte delle strutture competenti, come di fatto è avvenuto, possano limitarne l'insorgenza, non possono ridurne a zero il rischio».

Ultimo aggiornamento: 09:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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