Msc: «Le crociere a San Marco non le vogliamo neppure noi. La soluzione? Marghera»

Nave Msc a Venezia
Chi ha detto che le navi da crociera vogliono restare a San Marco? «Noi per primi non vogliamo passare per il canale della Giudecca, il problema è che da anni...

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Chi ha detto che le navi da crociera vogliono restare a San Marco? «Noi per primi non vogliamo passare per il canale della Giudecca, il problema è che da anni attendiamo una soluzione alternativa. Però noi ci siamo: siamo pronti a discutere e anche a investire». Luigi Merlo è il direttore delle relazioni istituzionali di Msc, il gruppo della famiglia di Gianluigi Aponte che tra cargo e cruise in Italia genera 10 miliardi e mezzo di impatto economico, conta 15mila dipendenti più altri 37.500 indiretti. E che considera Venezia fondamentale per l'economia del Nordest e del Paese.

Direttore Merlo, il ministro Giovannini ha annunciato che il 29 giugno verrà pubblicato il bando per costruire un porto per le grandi navi al di fuori della laguna. Cosa pensa?
«Il ministro ha avuto parole di grande equilibrio, ribadendo una serie di posizioni che si erano già manifestate. Come gruppo, però, vogliamo ribadire un aspetto che finora non è stato adeguatamente evidenziato: noi non vogliamo passare per la Giudecca, noi per primi vogliamo un'altra soluzione. L'unico problema è che da anni attendiamo questa alternativa».
È dal decreto Clini-Passera, marzo 2012, che andava trovata l'alternativa. Adesso il bando per l'off-shore. Secondo voi cosa fa fatto?
«Vedremo chi risponderà al bando e quali progetti arriveranno, di sicuro i tempi saranno medio-lunghi. Noi diciamo che quella degli approdi diffusi a Marghera, come approvato dal Comitatone e frutto anche dei gruppi di lavoro dell'allora ministro Toninelli, è la soluzione ideale e percorribile, una soluzione che vorremmo concretizzare il prima possibile. E come abbiamo fatto per Vtp (la società che gestisce i terminal, ndr) saremmo pronti nuovamente a investire».
Mettereste soldi per portare le navi a Marghera. Perché?
«Saremmo disponibili a investire perché questo garantirebbe la salvaguardia dell'occupazione. Venezia è il principale home port del Mediterraneo e questo lo puoi garantire solo se hai strutture a terra, si pensi all'approvvigionamento delle merci, ai portabagagli, a tutti i servizi».
Quindi se si facesse il porto in mezzo al mare, Venezia diventerebbe solo una tappa di una crociera?
«Il porto off-shore può consentire solo transiti, si consideri che Venezia è home port per due terzi delle navi, ma è prematuro esprimere giudizi sul bando, magari uscirà qualche idea illuminata».
Marghera non è ancora attrezzata.
«Su Marghera si può lavorare subito e nel giro di qualche mese le prime navi potrebbero essere trasferite. Lo si poteva fare già da tempo. E tengo a sottolineare che noi ci saremo, non metteremo ostacolo alcuno per questa soluzione, anzi ci adopereremo per accelerare. E poi questa potrebbe essere una grande opportunità per la stessa Marghera nell'ottica dei nuovi investimenti sostenibili, tra cui ad esempio l'idrogeno. Non dimentichiamo che le navi da crociera investiranno sempre di più per arrivare alle emissioni zero».
E i canali da scavare?
«Per alcune tipologie di navi su Marghera non sono necessari grandi interventi, si possono utilizzare i terminal container attrezzandoli per i protocolli Covid e senza intaccare l'attività cargo, sono lavori che si potrebbero fare in alcuni mesi, magari con procedure veloci. E poi non dimentichiamo che tradizionalmente durante il Redentore le navi da crociera vengono spostate».
La scorsa settimana è saltato fuori che il 5 luglio sarebbe scattato lo stop: niente più navi alla Giudecca. Voi cosa sapete?
«Nulla, nessuno ci ha comunicato questa ipotesi e penso sia impraticabile se non c'è una alternativa. Per il rispetto e il lavoro di tutti occorre programmare».
Spostare il porto: è stato chiesto alla crocieristica cosa pensa?
«C'è una interlocuzione con il Porto e gli enti locali, non ancora con questo Governo. Noi siamo interessati a restare a Venezia, qui ci sono storia, professionalità. Se si mettono in discussione le navi da crociera, si mette in discussione l'intera attività portuale di Venezia: ipotizzare dall'oggi al domani che debba scomparire la funzione portuale di Venezia significherebbe ammazzare l'economia di una regione».
E se l'Unesco inserisse Venezia nella black list?


«Sono convinto che il Governo con il contributo di tutti potrà tradurre in pratica le soluzioni esistenti e quindi rispondere alle richieste dell'Unesco, l'importante è che non venga strumentalizzato. Ma nemmeno l'Unesco può mettere in discussione la vocazione millenaria portuale di Venezia».
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Il Gazzettino