«Sono pronto a portarvi nella villa dove è stata sequestrata, violentata e uccisa Rossella Corazzin». Dal carcere di Velletri, dove sta scontando più...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Il legale, Rolando Iorio, ha riferito in queste ore del nuovo dossier presentato alla Procura e della disponibilità del pluriomicida di recarsi in sopralluogo alla villa. Dimora che incrocia in qualche modo anche la storia di un altro mostro, quello di Firenze. Il proprietario Francesco Narducci fu uno dei grandi sospettati, uomo legato alla massoneria perugina, compartecipe, secondo Izzo, di quell’orgia sanguinaria.
In quella villa, sempre secondo Izzo, ma anche secondo la Procura di Belluno che nel 2006 raccolse le rivelazioni del pluriomicida girandole poi per competenza a Perugia, potrebbero esserci ancora delle tracce della povera Rossella, violentata da un gruppo di adepti in un rito templare-massonico del quale lei era la vergine sacrificale. Era stata scelta apposta da Gianni Guido, uomo libero dal 2009, che si trovava in vacanza a Cortina.
Il suo corpo potrebbe trovarsi in fondo al pozzo della villa, ricoperto successivamente con calce per sedare l’odore nauseante che ne sarebbe uscito.
Il rito sarebbe stato compiuto su un grande tavolo in legno che potrebbe ancora trovarsi nella villa. In questo caso le moderne tecniche scientifiche potrebbero dare una risposta.
«Siamo in attesa che la Procura ci chiami» afferma Iorio che non esita ad appellarsi alla magistratura affinché venga fatto un accertamento.
Ma la Procura di Perugia per ora sembra restare ferma sulla sua richiesta di archiviazione del fascicolo Izzo+11 che venne aperto successivamente alle rivelazioni sul caso Corazzin. Tuttavia, quel tavolo e quel pozzo continuano a restare nel cono d’ombra di un’inchiesta che da più parti si chiede di approfondire. «Controllare se quel tavolo esiste ancora - conclude Iorio - non costa nulla. Di fronte ad un caso così grave ritengo siano accertamenti da fare. Noi aspettiamo». Una posizione che ha trovato d’accordo anche il procuratore di Belluno, Paolo Luca. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino