Fosse vivo, chissà cosa direbbe oggi Salvatore Ferragamo della moda, della fast fashion, delle sfilate show. E chissà come la interpreterebbe. «È una...
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CREATIVO
Nato nel 1898, Salvatore Ferragamo è morto nel 1960. Nel lavoro di Guadagnino la sua storia è raccontata dalla voce narrante dell'attore Michael Stuhlbarg e arricchita da immagini inedite e testimonianze che vedono tra i protagonisti, accanto ai membri della famiglia Ferragamo, il regista Martin Scorsese, la costumista Deborah Nadoolman Landis, studiosi, docenti, stilisti, critici di moda e cinematografici. «Quello che colpisce è l'incredibile rispetto che Ferragamo ha sempre avuto per il processo creativo - dice Guadagnino - Che fosse ambizioso è fuor di dubbio, ma fra le due cose avrebbe certamente preferito l'etica della creazione. Ferragamo ha vissuto la sua vita quasi come una sorta di outsider. È in costante eccentricità, e questa cosa per me, e il fatto che è una figura titanica di creatore, era un elemento irresistibile».
Ma perché un documentario? «Non ho mai pensato alla fiction, la sua vita è così complessa che ridurla ad una sorta di biografia sarebbe stato uno sforzo vano. Invece il doc ci consente di esprimerne la estrema ricchezza». Senza contare che «la moda è quasi infilmabile per la fiction, il cinema non ha le risorse per poter competere con quell'universo immaginifico».
Qual è il rapporto tra il regista e la moda? «La moda ha la capacità di anticipare il desiderio creandolo. Ma da quando è diventata, nelle sue espressioni più importanti, anche una questione di capitale, forse questo anticipare i desideri unito al sistema che le gira intorno è una sorta di dittatura del cambiamento costante. E questo è un tema sul quale riflettere», ha detto Guadagnino.
Esiste un erede, un delfino dal punto di vista stilistico di Ferragamo? Giovanna, la figlia, è scettica: «Difficile, persone con le qualità di mio padre ne nascono una ogni tanto. Noi siamo in sei fratelli a mandare avanti il lavoro di uno. Ma non ho nessun dubbio che ci sarà una continuità».
IL LOCKDOWN
A Venezia Guadagnino ha presentato anche Fiori, Fiori, Fiori!, un cortometraggio di 12 minuti girato durante il lockdown. «Abbiamo scoperto che i codici Ateco ci davano la possibilità di girare. Con un Iphone e un Ipad siamo tornati nei luoghi della mia infanzia, ho bussato alle porte di persone care, sono sceso in Sicilia, sono andato a Canicattì dove sono cresciuto ed è stato rigenerante». Per Guadagnino il futuro non può essere lo streaming: «Io sono dalla parte di chi ritiene che l'esigenza fondamentale della condivisione nella sala buia sarà sempre più potente e sono grato ai festival per sostenere il cinema al cinema, un vero e proprio endorsement come quello che stanno facendo Alberto Barbera e Roberto Cicutto a Venezia77».
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Il Gazzettino