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VENEZIA - Il Consorzio Venezia Nuova non solo non è più in grado di pagare le imprese del Mose per una ventina di milioni, ma ha spedito in questi giorni oltre 400 lettere via Posta certificata, attraverso lo studio legale Ambrosini, per ristrutturare il debito. Vale a dire per chiedere uno sconto alle aziende che hanno prestato la loro opera per la costruzione e il funzionamento del Mose. Il commissario liquidatore Massimo Miani ha la complicata missione di chiudere l'esperienza del Cvn, legata tra l'altro al completamento della grande opera, con l'incarico di mettere ordine nei conti. E per farlo deve ottenere il più possibile: in questa direzione va inquadrata la richiesta alle imprese di accettare entro un determinato periodo di tempo, che va dai 12 ai 18 mesi, una riduzione cospicua dei crediti che vantano nei confronti del Cvn. In sostanza di rinunciare a oltre la metà del proprio debito. Una scelta obbligata che parte da un passivo di circa 200 milioni nei conti del Cvn e che impone tagli a tutti i livelli. Non a caso nei giorni scorsi è stata decisa anche la chiusura della sede del Consorzio a Roma, con il licenziamento dei cinque dipendenti: uffici ormai da tempo inutili, utilizzati soprattutto dagli amministratori straordinari che hanno guidato fino a alcuni mesi fa il Consorzio.
LO STALLO
I cantieri alle bocche di porto sono fermi da tempo, in attesa del cronoprogramma che dovrebbe essere redatto dal commissario Spitz.
IL FUTURO
E c'è chi, tra le aziende, non sa più come regolarsi. Ad esempio le ditte che si occupano dei servizi di guardiania. Continueranno a rendere la propria prestazione sapendo che il pagamento che riceveranno sarà meno della metà di quanto previsto dal contratto? O si dedicheranno a commesse più sicure? Eppure si tratta di un'opera giudicata strategica per l'interesse nazionale, per la quale sono state studiate tecnologie di cyberprotezione dei dati da film di fantascienza, salvo poi correre il rischio di lasciare i cantieri non presidiati.
Sull'argomento è intervenuta anche la senatrice pentastellata Orietta Vanin: «Apprendo che è stato comunicato alle imprese consorziate l'imminente costituzione di un tavolo tecnico per la verifica dei crediti/debiti delle stesse consorziate. Si paventa una totale immobilità dell'attività lavorativa presso i cantieri del Mose acclarata dalla certezza che nessuna impresa continuerà a lavorare a fronte di un corrispettivo di solo il 30%. Quindi la situazione di stallo che vi era 2 anni fa ad oggi si è ulteriormente aggravata con l'aumento dei debiti del Consorzio Venezia Nuova. I fatti dimostrano che le nomine non hanno garantito gli obiettivi prefissati. Né per la manutenzione ordinaria del Mose, il fine lavori e relativo collaudo, e in spregio alla città di Venezia, nemmeno la messa in sicurezza della Basilica di San Marco e della piazza». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino