VENEZIA - E se per caso il Mose non funzionasse? Se l'opera tanto attesa per salvare Venezia, una volta in funzione, non riuscisse nel suo scopo? A questa domanda...
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Sul Mose, ha quindi notato Zaia «ci sono storie interessanti. C'è chi si chiama fuori da questa partita e ha avuto ruoli importanti, c'è chi parla di Mose ed era nei posti giusti nei momenti giusti quando si decideva, e c'è chi accusa oggi il sottoscritto di non saper nulla. Ma io non so effettivamente nulla, non perché mi lavo le mani - ha concluso - ma perché il dato di fatto è questo».
Sul Mose «il vero tema è capire da un lato quanto si potrà forzare il tema dell'abbassamento delle paratie, dall'altro la ricaduta che avranno sulla laguna, perché ci sarà minore marea ma anche minore ricambio d'acqua nella laguna». Lo ha evidenziato il presidente del veneto, Luca Zaia, sentito oggi sul tema alla Commissione Lavori pubblici del Senato. «Stiamo parlando - ha puntualizzato Zaia - di un progetto che non conosciamo dal punto di vista tecnico, è un progetto "di altri", lo dico come Regione ma anche come Veneto. Immagino che si dovrà fare uno studio ben calibrato per capire qual è il punto di sostenibilità, perché se è pur vero che noi dobbiamo mettere in sicurezza Venezia, e su questo non si discute, dovremo capire da che marea in su dovremo agire. Perché non è che se fermiamo del tutto il mare salviamo Venezia: se si chiude tutto - ha concluso - la laguna diventa un catino putrido». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino