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PADOVA - Quando i giovani tunisini arrivano clandestini in Italia e vengono risucchiati nel racket della droga, la prima cosa che i boss dello spaccio insegnano loro è che, piuttosto di farsi trovare con le dosi in tasca, è meglio ingoiare tutto, perché solo così si evita il carcere. Ed è stato grazie a questo insegnamento che sabato notte un 31enne è riuscito a sottrarsi all'arresto. Quello che forse, però, nessuno ha mai spiegato a questi cavallini della droga, sono i rischi dello stratagemma. Tanto che, se è vero che il 31enne è riuscito ad evitare le manette, la sorte che gli è spettata è stata decisamente peggiore: la morte.
Il giovane spacciatore, infatti, è stato probabilmente stroncato da un'overdose proprio mentre si trovava negli uffici del commissariato di polizia del quartiere Stanga a Padova. A nulla sono serviti gli sforzi dei soccorritori del Suem per salvargli la vita: è spirato dopo lunghi minuti di tentativi di rianimazione, sotto gli occhi degli agenti che troppo tardi si sono resi conto che lo straniero non stava male per via dell'alcol - come aveva ripetuto più volte pur di avere una scusa per andare in bagno e provare a rigettare gli ovuli che aveva ingoiato - ma per via di dell'overdose che poi è risultata fatale.
IL FATTO
Tutta la vicenda inizia intorno alle 23 di venerdì, 25 marzo, quando gli uomini della Squadra mobile di Padova sono impegnati in un servizio antidroga a Camin, un quartiere del capoluogo euganeo stretto tra la zona industriale e Noventa.
IL QUESTORE
Il questore Antonio Sbordone evidenzia: «Al di là di tutto, è morto un giovane e non possiamo che essere molto dispiaciuti per tutto ciò. Purtroppo non è la prima volta che ragazzi che finiscono per strada a spacciare, senza nessuna prospettiva migliore di vita, diventano vittime della droga. Attendiamo l'autopsia, ma l'ipotesi privilegiata è proprio l'overdose, anche perché in passato aveva già provato a ingoiare lo stupefacente per evitare l'arresto».
Il Gazzettino