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PADOVA - Paolo Donà non c'è più. Il giornalista di 74 anni che ha lavorato per anni alla redazione di Padova è stato trovato morto in casa oggi, 1 agosto. Donà era andato in pensione cinque anni e mezzo fa e si era occupato di sport per la redazione padovana del Gazzettino, nella quale ha lavorato per 29 anni.
Il ricordo
«Paolo, devo andare alle Isole Tonga, mi aiuti?».
«Si guarda, devi fare così e così. E quando sei lì, salutami il re».
Oppure ancora. «Paolo, mi consigli un buon ristorante a New York?».
«Vai qui e digli che ti ho mandato io».
Paolo Donà sapeva tutto. Era un mostro di cultura. Turismo, gastronomia, calcio. E di calcio sapeva davvero ogni cosa, ma soprattutto conosceva il Calcio Padova.
Donà si era laureato in Lingua e letteratura romena con il massimo dei voti ed è diventato socio onorario dei Veterani dello sport di Padova. La passione per lo sport, che lo aveva portato a scrivere moltissimi articoli, soprattutto sulla squadra biancoscudata, si univa a quella per i viaggi tanto che nel 2007 aveva ottenuto il patentino come guida turistica. Era un giornalista sveglio, attivo, spesso veniva invitato a parlare nelle scuole. Penna acuta, aveva contribuito a scrivere l'enciclopedia in due volumi "Quarto stadio" (uscita nel 1991), considerata uno dei testi sullo sport più completi in assoluto.
Il cordoglio
«Da anni era andato in pensione. E come ripeteva spesso, c’è un’età per il pensionamento dal lavoro, ma non dalla vita che ci spinge a realizzare passioni e sogni - ricorda il presidente del Veneto, Luca Zaia - Ci ha lasciato improvvisamente Paolo Donà, giornalista padovano che molti ricordano soprattutto per il suo amore incondizionato per lo sport, che lo ha visto impegnarsi come atleta (calcio, alpinismo, ciclismo, ecc.), ma che lo ha visto anche diventare un giornalista sportivo del Gazzettino.
«Era un grande professionista, un esperto non solo di calcio, ma di tutti gli sport e con una infinita passione per la cultura e i viaggi - sono le parole del sindaco di Padova, Sergio Giordani - Un amico, con il quale ho condiviso gli anni del Padova in Serie A e che, anche in pensione, non aveva smesso di dedicarsi a tante iniziative. Lo ricordo con una sua frase che lo racconta bene: “Esiste un’età per il pensionamento nel lavoro, ma non nella vita. Molto dipende dall’energia e dalla passione che tiriamo fuori per realizzare i nostri sogni».
«I suoi scritti hanno avuto un’enorme influenza nel determinare l’identità della nostra tifoseria e la percezione del Calcio Padova anche al di fuori della nostra regione. La società biancoscudata si stringe attorno a famigliari, amici e colleghi in questo frangente doloroso» è il saluto del Calcio Padova.
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