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CORTINA D'AMPEZZO (BELLUNO) - Un acquerello di Giulio Siorpaes orna molte case di Cortina d’Ampezzo, di valligiani e di ospiti. Per decenni è stato infaticabile, nel riprodurre scorci della conca, cime delle Dolomiti, case delle contrade rustiche, spesso viste dalla sua abitazione di Mortisa, nei prati che digradano dalla Tofana. Ieri è mancato, a 94 anni, al termine di una vita densa. Nato nel 1929, quarto di dieci fratelli, interrompe le scuole elementari per andare in Austria, con la famiglia, che opta per la Germania hitleriana. Finisce ad Hallein, vicino a Salisburgo. Studia prima in un collegio, dove lo affascina il corso di pittura dal vero, che lo coinvolge al punto da vincere il primo premio in una esposizione collettiva. Nel 1943 è allievo di una scuola di belle arti, l’anno successivo partecipa a un concorso di pittura e vende i suoi primi lavori. La guerra incalza e finisce in fabbrica, a costruire carri armati. La sua famiglia abita a Zill, al confine fra Austria e Germania, a pochi chilometri dal Nido dell’Aquila del Fuhrer. Nel 1945 espone a Praga e all’Accademia di Vienna. Nell’autunno 1946 la famiglia rientra, in treno e a piedi. Rivede le Dolomiti, se ne innamora per sempre. Da ragazzo lavora nel laboratorio fotografico di Giuseppe Ghedina, dipinge e ritocca con i pastelli le foto in bianco e nero. Poi passa dietro l’obiettivo e coglie immagini di paesaggi, montagne, laghi, boschi. Nel contempo diventa maestro di sci, lavora in Svizzera, torna a Cortina per lavorare come fotografo paesaggista, scatta tante delle cartoline che hanno narrato le Dolomiti al mondo. Sposa Lidia nel 1955, nascono Franco e Patrizia. Dal 1970 lavora al rifugio Son Forca, della famiglia, sulle piste da sci che pratica da maestro, all’attacco delle vie ferrate sul monte Cristallo. Però non dimentica mai i pennelli e dal 1977 comincia a dipingere assiduamente. Sviluppa altre tecniche, si fa conoscere con il tratto minuto della grafica a china.
ISPIRAZIONE
La sua fonte di ispirazione continua a essere il paesaggio che lo circonda, il Becco di Mezzodì che chiude la valle verso sud, la Croda da Lago, i pinnacoli delle Cinque Torri, la maestosità di Tofana, Cristallo, Antelao.
Il Gazzettino