Morto Ghegin, il pioniere degli elettrodomestici a Mestre

Giuseppe Ghegin e il suo negozio
MESTRE - Con Giuseppe Ghegin tramonta un pezzo importante della storia commerciale di Mestre. Quella legata al miracolo economico, quando Porto Marghera bastava a popolare la...

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MESTRE - Con Giuseppe Ghegin tramonta un pezzo importante della storia commerciale di Mestre. Quella legata al miracolo economico, quando Porto Marghera bastava a popolare la città, e la gente acquistava gli elettrodomestici: dal televisore al frigo. L’illusione che si poteva crescere anche comprando a rate. Ghegin per Mestre è stato tutto questo, era il passato e il futuro di una città in espansione. Giuseppe “Beppe” Ghegin se n’è andato a 91 anni, serenamente con accanto le figlie Anna e Marina. Anche se era chiuso da anni, era rimasta la grande G, l’insegna ben visibile. Quel posto resta per tutti “la fermata di Ghegin”. Non c’è abitante che almeno una volta non sia passato per il suo negozio che definire “di elettrodomestici” è persino riduttivo. Sconfitto dai grandi centri commerciali più che dall’età, da una concorrenza multinazionale difficile da arginare.


GLI INIZI


Beppe aveva uno spirito imprenditoriale che guardava lontano, nel 1965 col fratello Rinaldo (per tutti Franco) acquistano il Sound Palace, la vecchia discoteca di Chirignago. Avevano un sogno: rilanciare via Miranese come zona commerciale. C’era tutto nella vecchia discoteca: metratura giusta, secondo piano, vetrine. Come sfruttare lo spazio e attirare la clientela con televisori fino a ai più moderni (per l’epoca) impianti stereo? Ecco la soluzione: sfruttare le vetrine per un’esposizione maggiore. «Un inizio fulminante – ricorda la figlia Marina – papà partì alla grande, in poco tempo il suo nome fece il giro della città. Era una sorta di centro commerciale in anticipo. Si trovava di tutto». Ghegin è l’esempio di una formula commerciale familiare: due fratelli, mogli, figli. «Una famiglia dove anche i dipendenti si trovano così bene da fidanzarsi e sposarsi fra loro», ricorda Marina. I clienti si affezionano, tornano, anche solo per due chiacchiere con quest’uomo amabile e sorridente. Lo spazio non basta più; Giuseppe apre il piano superiore. La risposta è ancora positiva. Ghegin diventa una bandiera. Gli stessi fornitori lo prendono come punto di riferimento: arrivano le prime cassette per videogiochi, l’Atari, i joystick, le prime Vhs con relativi lettori. In città solo lui li aveva. Anche gli autobus portavano il suo logo. Il negozio chiude nel 2004: «Non poteva reggere contro le grandi multinazionali dell’elettrodomestico, certi giganti non si battono. Ma nessun centro commerciale potrà restituirmi quell’aria di casa che si respirava da noi», dice Marina. I funerali si volgeranno il 3 agosto alle 11 nella chiesa di San Giorgio a Chirignago.
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Il Gazzettino