Morto dopo la visita, condannato il medico Cacciavillani: «Non mandò il paziente al Pronto soccorso»

Medico di famiglia
STRA - Dovrà risarcire il fratello di un suo paziente, morto a causa di una disseccazione aortica, per non averlo inviato con urgenza al Pronto soccorso per sottoporsi...

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STRA - Dovrà risarcire il fratello di un suo paziente, morto a causa di una disseccazione aortica, per non averlo inviato con urgenza al Pronto soccorso per sottoporsi ai necessari esami. Il Tribunale civile di Venezia ha condannato la dottoressa Caterina Cacciavillani, medico di base a San Pietro di Strà, in relazione ad una vicenda che risale all’aprile del 2016. Il giudice Carlo Azzolini ha infatti rilevato «il carattere colposo della condotta della convenuta, essenzialmente riconducibile alla sottovalutazione dei sintomi presentati dal paziente e nell’omessa attivazione di un immediato percorso di diagnosi strumentale presso il nosocomio più vicino».


Il paziente, che all’epoca aveva 56 anni, dopo la visita ambulatoriale rientrò a casa e, due giorni più tardi i carabinieri, allertati da una vicina, lo ritrovarono privo di vita disteso a letto, con le braccia sul petto.


In una prima fase l’inchiesta penale si concluse con un’archiviazione, ma il fratello della vittima, assistito dall’avvocato Giorgio Caldera, ha avviato una causa civile. La dottoressa Cacciavillani si è costituita in giudizio con l’avvocato Paolo Maria Chersevani rivendicando la correttezza del proprio operato: il Tribunale ha accertato la fondatezza della richiesta, condannando la dottoressa a risarcire i danni morali e patrimoniali conseguenti alla perdita del rapporto parentale. l risarcimento richiesto era più consistente, ma il giudice ha escluso il danno da lucida agonia in quanto probabilmente l’uomo è stato «colpito da una morte immediata e assai rapida». Parimenti è stata considerata infondata la domanda di risarcimento del danno biologico terminale. Il danno da perdita parentale è stato quantificato nella metà di quanto previsto dalle tabelle utilizzate per la liquidazione, in quanto i due fratelli non convivevano.
 

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Il Gazzettino