Morto durante l'arresto, la famiglia chiede 8 milioni: la Cassazione respinge

Riccardo Rasman
ROMA - È stato respinto dai giudici della Cassazione il ricorso dei famigliari di Riccardo Rasman - il disabile morto a Trieste nel 2006 dopo un'irruzione della polizia...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
ROMA - È stato respinto dai giudici della Cassazione il ricorso dei famigliari di Riccardo Rasman - il disabile morto a Trieste nel 2006 dopo un'irruzione della polizia in casa sua - teso a ottenere un risarcimento di otto milioni di euro contro il milione e 200mila euro ottenuti in primo grado dal Ministero dell'Interno. Una decisione, quella della Suprema corte, che ha confermato il giudizio di secondo grado, aspramente criticata dal legale della famiglia, l'avvocato milanese Claudio Defilippi, che preannuncia ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo. «La famiglia Rasman non demorde - ha spiegato l'avvocato - in quanto il risarcimento riconosciuto in precedenza è incongruo, inoltre non sono stati riconosciuti il danno derivante dalla morte, il danno terminale e il danno patrimoniale causati dall'evento». Il legale ritiene il caso Rasman «ancora più grave di quello di Federico Aldrovandi», per il quale «lo Stato ha pagato circa il doppio». Tre poliziotti erano stati condannati in via definitiva a sei mesi per eccesso colposo di legittima difesa perché, come scritto nella sentenza «dopo essere riusciti ad immobilizzarlo e ammanettarlo, continuavano a tenere il Rasman in posizione prona, per diversi minuti, legandogli con un fil di ferro le caviglie». L'uomo era morto pochi minuti dopo per «asfissia di posizione».

  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino